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Zic & Zac

500 GIORNI

MARCO ZACCHERA - 20/07/2023

La Bbc: a Kramatorsk usata una bomba a grappolo

La Bbc: a Kramatorsk usata una bomba a grappolo

“Tutti con l’Ucraina!”. Ci mancherebbe, però… Ed è proprio quel crescente “però” che tocca parte dell’opinione pubblica dopo ormai più di 500 giorni di guerra in Ucraina. Esitazioni che sono emerse anche al recente vertice NATO, nonostante tante frasi di circostanza.

In effetti, sul fronte NATO, crescono contraddizioni ed ipocrisie. Da una parte si fa passare la notizia che l’Ucraina arriverà a fare parte dell’ Alleanza (ma “a certe condizioni” e comunque “a guerra finita”) poi non si concretizzano date e condizioni e soprattutto la NATO sceglie di continuare la guerra tenendo fuori Kiev dall’alleanza.

Incertezze di Joe Biden, per esempio, che annuncia l’ennesimo contributo USA in armi (800 milioni di dollari solo il pacchetto di questi giorni) e aggiunge pure le famigerate bombe a grappolo al cesto della spesa, ma poi dice “niet” a Kiev e fa passare agli alleati la propria linea attendista.

I partner – quegli stessi Paesi che hanno sottoscritto gli accordi di Oslo nel 2008 contro la produzione ed uso delle bombe a grappolo – non calcano la mano in argomento, ma si sentono a disagio, magari limitandosi anche solo a ricordare (Crosetto) «che tanto i russi le usano da sempre». Nessuno per ora lo aveva notato, sarà sicuramente vero, ma – vien da dire – se uno è barbaro non devi scendere al suo livello se ritieni di essere diverso.

La questione delle bombe a grappolo antiuomo deve poi aver anche lasciato aperto qualche dubbio tra gli esperti militari: se Zelensky dice la verità proclamando che non le userà sul suolo russo, come può essere così folle da disseminarle proprio sul suo suolo ucraino? Perché non solo sono ordigni vietati ma anche poco sicuri, rilasciano troppi proiettili inesplosi, non servono per abbattere postazioni pesanti e soprattutto rimangono sparse a terra, anche per decenni a guerre finite, a mietere vittime e creare mutilati tra la popolazione civile. Ma allora, come può Zelensky volerle usare proprio a casa sua? Se il pubblico vedesse i filmati degli ospedali in Laos, Angola, Libano, Afghanistan con decine di migliaia di bambini mutilati da queste micro-bombe …

Allo stesso modo cominciano i dubbi su Zelensky per l’andamento di una offensiva annunciata da mesi con squilli di tromba (assurdo, quando è l’ora il nemico va colpito a sorpresa, non certo avvisandolo), ma poi le operazioni sul campo non decollano e si fermano presto. All’Ucraina mancano mezzi e munizioni? Ma dove vanno a finire le enormi forniture occidentali? Non è che la mafia locale stia facendo splendidi affari, con la Trasnitzia a due passi, da sempre feudo incontrastato della malavita e base del mercato nero degli armamenti per tutto il mondo?

Di sicuro per Kiev le cose non vanno come dovrebbero andare, nonostante la debolezza russa per la defezione della Wagner, operazione di cui sono rimaste più zone d’ombra che certezze.

Si aggiunga la progressiva indifferenza delle opinioni pubbliche, la sostanziale inefficacia delle sanzioni, la difficoltà per il leader ucraino di rimanere sempre alla ribalta, cosa non semplice per tutti.

Ecco perché la compattezza NATO non è così forte come le strette di mano nelle foto di gruppo per un logoramento legato ai problemi interni dei singoli Paesi e alla crescente disaffezione che sul tema sembra prendere piede tra il pubblico.

Passato il primo momento emotivo di grande solidarietà davanti alla crudeltà dell’invasione, sempre di più serpeggia il desiderio di una tregua d’armi, una sospensione a tempo delle ostilità, l’avvio in qualche modo di un piano di pace come Papa Francesco chiede da tempo.

E c’è poi un altro spettro, Erdogan. Il leader turco, forte della recente vittoria elettorale, ha dato ufficialmente il suo ok alla adesione della Svezia alla NATO ma – in cambio – ha ottenuto che la Turchia possa riprendere il cammino europeo. Figurarsi la gioia dei ciprioti e dei greci e le zeppe che verranno poste lungo il cammino dell’adesione di Ankara alla UE. Che succederà per l’adesione svedese se Erdogan vedrà allungarsi i tempi di una sua integrazione, per altro poco gradita da diversi Paesi europei e che porterebbe oltre 100 milioni di musulmani nella UE?

Chissà che questi dubbi non gli comincino a far balenare anche l’idea che una tregua in Ucraina sarebbe pure da tentare…

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