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Attualità

STAMPA INQUIETA

SERGIO REDAELLI - 15/09/2023

sede-il-giornaleMeloni e Salvini alleati inquieti. Nella stampa di centrodestra è in corso un vorticoso giro di poltrone in funzione anti-sinistra prima di tutto, ma anche movimento di truppe contro il fuoco amico in vista delle Europee 2024. Se Matteo Salvini porta Marine Le Pen a Pontida scippandola a Fratelli d’Italia, Meloni risponde rimescolando le carte nei giornali quotidiani. Ago della bilancia è la “dinasty” di Antonio Angelucci, il ras della sanità nel Lazio, già eletto deputato con Forza Italia e Lega, ora vicino al premier Meloni e proprietario di Libero, Il Tempo e Il Giornale appena acquistato dalla famiglia Berlusconi (il fratello di Silvio, Paolo, è azionista di minoranza). È un volume di fuoco non indifferente e pesa sugli orientamenti al voto.

La premiata ditta Alessandro Sallusti & Vittorio Feltri, coppia grandi firme del successo di Libero, ritorna in via Negri a Milano per rilanciare Il Giornale dopo la gestione di Augusto Minzolini (che resterà come editorialista), a cui Mediaset offre Stasera Italia Weekend su Rete4. Il Giornale è il punto di riferimento di Forza Italia e dei moderati di centrodestra e Feltri-Sallusti dovranno amplificarne la voce con l’aiuto del nuovo vicedirettore Osvaldo De Paolini, firma del giornalismo economico, ex Sole 24 Ore e Milano Finanza. Potranno contare su un agguerrito team di collaboratori tra cui il politologo Edward Luttwak e l’ex braccio destro di Trump, Mike Pompeo, che ricordiamo in visita al papa per osteggiarne il dialogo con la Cina.

Sallusti libera la poltrona a Mario Sechi, reduce dal delicato ruolo di portavoce della Meloni che ha ricoperto per poco tempo, tradito da incidenti di percorso come la criticata conferenza di Cutro dopo la strage di migranti in mare. Avrà il compito di schierare Libero saldamente al servizio di Fratelli d’Italia insieme al direttore editoriale Daniele Capezzone, esperto navigatore dei banchi parlamentari, ex radicale di Pannella ed ex forzista. Pietrangelo Buttafuoco, Giordano Bruno Guerri e Annalisa Chirico sono le new-entry fra i collaboratori. E la Lega come reagisce? A quanto pare con un grande piano di espansione in provincia.

Simpatie salviniane nutrono alcuni imprenditori che fanno capo al gruppo Nem – Nord Est Multimedia s.p.a. – che entro ottobre chiuderà l’acquisto dal gruppo Espresso-Gedi (che pubblica La Repubblica, La Stampa e diversi periodici) di sei testate del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e cioè Il Piccolo di Trieste, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e la testata online Nordest Economia. Con interessi da difendere sul territorio. Per quanto riguarda la tv, la destra ha vinto le elezioni e tocca a lei spadroneggiare in Rai: nuovo amministratore delegato, nuovo direttore generale, nuovi capi delle testate giornalistiche e delle reti.

È quasi una sostituzione etnica, per usare un’espressione cara al ministro Lollobrigida. Con il nuovo governo se ne sono andati da Rai3 Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, Bianca Berlinguer, Massimo Gramellini, Lucia Annunziata e forse Corrado Augias. Un turn-over così massiccio non si era mai visto. Giorgia Meloni del resto è stata chiara: bisogna cambiare la narrazione del Paese e la tv di Stato con i suoi canali si aggiunge alle tre reti del partito-azienda Mediaset. Le proteste degli addetti ai lavori interni ed esterni cadono nel nulla: “La Rai è irriformabile e la politica insaziabile”, recriminano. Il sistema di “governance” del servizio pubblico radiotelevisivo è condizionato dai governi in carica e troppi organi d’informazione, giornali, radio e tv concentrati in poche mani non giovano al pluralismo. Soprattutto se generano conflitto d’interessi quando il controllo dei media coincide con ruoli istituzionali che possano trarne vantaggio. Se si vanno a toccare gli interessi politici c’è sempre il rischio che partano iniziative di controllo, querele milionarie e perquisizioni alla ricerca delle fonti giornalistiche, mettendo a repentaglio il segreto professionale. La tutela di un’informazione equilibrata e libera è essenziale per difendere la democrazia.

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