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Cultura

PACE E LIBERTÀ

RENATA BALLERIO - 21/09/2023

Alla scuola di pace di Boves

Alla scuola di pace di Boves

La storia è strumento d’interpretazione del presente, o meglio atto per orientarsi nel mondo. Non si può  che essere d’accordo con le parole che spesso ripete Luciano Canfora. Lo dovrebbe essere anche chi – fortunatamente in numero limitato-  riduce la storia a successione di date e di eventi. Ma le date, magari quelle meno note, se non cristallizzate in sterile nozionismo, possono essere granello di senape, anzi  vero seme di conoscenza.

 Gli esempi non mancano, come il 19 settembre di ottant’anni fa.  Era domenica, con il profumo dei funghi di un incipiente autunno, in  uno sconosciuto villaggio non lontano da Cuneo in cui furono  uccisi dalle SS tedesche 23 civili e incendiate oltre trecento case. Fu il primo terribile eccidio che colpì Boves. Un piccolo paese destinato a entrare nella grande Storia. Una data da ricordare e da conoscere. E ancora di più è da conoscere la scuola di pace voluta a partire dal 1983 dall’Amministrazione Comunale: una commemorazione che fece germogliare un seme educativo.  Ci sono altre scuole di pace, come quella  vicino a Marzabotto. E dovrebbero essercene sempre di più. Anche se il tarlo dello scetticismo sembra vincere dentro molte coscienze non si può rinunciare a educare – e non solo a scuola- alla pace. Sono da rileggere gli atti del convegno organizzato a Brescia nell’ottobre del 2015 per ricordare quanto scrisse Maria Montessori in Educazione e pace.  La grande educatrice fu paladina dello stretto connubio tra pace e libertà. Lo capì sulla propria pelle. Si era iscritta al Fascismo ma vide progressivamente chiudere le sue scuole sia in Germania, a partire dal 1933, sia in Italia. Limitare la libertà, o cederne una parte in nome di una presunta sicurezza, non porta né alla giustizia né alla pace. Sulla tomba della Montessori si legge: Io prego i cari bambini, che possono tutti, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo. Forse le preghiere non bastano ma risvegliare le coscienze è irrinunciabile. E perchè  non ripensare alle parole scritte in Lettere contro la guerra da Tiziano Terzani? Vale la pena rileggere, anche se lunghetto, un passaggio fondamentale. Vogliamo eliminare le armi? Bene: non perdiamoci a discutere sul fatto che chiudere le fabbriche di fucili, di munizioni, di mine anti-uomo o di bombe atomiche creerà disoccupati. Prima risolviamo la questione morale. Quella economica l’affronteremo dopo. O vogliamo, prima ancora di provare, arrenderci al fatto che l’economia determina tutto, che ci interessa solo quel che ci è utile?

A queste domande si è cercato di dare risposte in occasione della giornata internazionale della Democrazia e della Pace. L’università Cattolica vi ha partecipato partecipa con molti eventi.  Smuoveranno le coscienze?  Comunque le parole del beato don Puglisi sono una bussola: Non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo costruttori di un mondo nuovo. E a proposito di date lui fu ucciso nel giorno del suo compleanno: il 15 settembre 1993.

 

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