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Zic & Zac

UEH, ATTENZIONE

MARCO ZACCHERA - 29/09/2023

tassiStiamo dando tutti troppo per scontato che l’economia venga prima dei rapporti umani, ma sembra che spesso sia rimasto solo papa Francesco a ricordarcelo.

Certe scelte economiche europee appaiono dei buoni affari per i banchieri ma con conseguenze molto pesanti per i comuni cittadini, soprattutto quelli più poveri.

Secondo i dati dell’ABI pubblicati in questi giorni a fine agosto i tassi di interesse per i crediti alle famiglie relativi agli acquisti immobiliari sono saliti dal 4,19 al 4,29% ma sono valori di riferimento per i mutui che non tengono conto del recente aumento dello 0,25% deciso dalla BCE e di tutte le altre spese che incidono sui finanziamenti. I tassi che le “finanziarie” chiedono alle famiglie superano spesso il 20%, siamo all’usura ma non lo ammette nessuno.

Mentre molte famiglie hanno deciso di non comprare più la casa con un mutuo perché non possono permetterselo anche i prestiti alle imprese si sono ridotti in un mese del 4% segno che anche molte aziende non investono più.

Interessante notare che l’ABI ammette che i tassi pagati dalle banche alla clientela sui depositi si attestano allo 0.8% medio – ovvero una miseria – senza significativi incrementi nonostante i dieci progressivi aumenti del tasso di riferimento decisi appunto dalla BCE.

La “forbice” della stretta creditizia non viene quindi immessa nel sistema scegliendo magari le finalità degli investimenti e premiando quelli più produttivi o con una politica di prestiti agevolati al consumo, ma resta alle banche che festeggiano con profitti da record semplicemente riversando i soldi raccolti dalla clientela nei rapporti interbancari ben rimunerati o comprando titoli di stato, lucrando così una splendida differenza senza rischi.

Difficile dar torto al governo se si permette di proporre di tassare in modo più pesante questi extraprofitti che potrebbero essere definiti “parassitari” e certamente poco produttivi per lo sviluppo interno. Chissà poi perché l’ipotesi non dovrebbe essere sposata invece a livello comunitario da parte di tutti i governi UE.

È incomprensibile come la BCE possa insistere in una politica meramente di tassi per frenare l’inflazione quando – nello stesso giorno del report ABI – Confesercenti sottolinea come la spesa alimentare delle famiglie (primo indice del consumo) si sia ridotta nel primo semestre 2023 di 3,7 miliardi di euro. Se consideriamo che nel frattempo i prezzi sono aumentati è evidente come le famiglie abbiano ridotto le spese primarie, insomma “tirano la cinghia” negli acquisti sia per qualità che quantità.

Il dramma è che queste scelte bloccano lo sviluppo di ogni paese: un aumento dello 0,25% dei tassi di interessi da pagare sul debito italiano “cuba” miliardi ovvero che quasi tutta la manovra finanziaria prevista per quest’anno sarà “mangiata” nella sua redistribuzione a chi ne ha più bisogno solo con l’aumento dei tassi BCE decisi quest’anno.

Questi sono numeri, non interpretazioni e non si capisce perché la Commissione Europea attui una politica di sostanziale silenzio nei confronti della BCE che – di fatto – impone una propria linea economica “assolutistica” ai paesi dell’Euro in evidente contrasto con le speranze di crescita nel continente che sta crollano in depressione e con le imprese produttive in grande difficoltà.

Ecco perché appare strano il silenzio dei governi, la rassegnazione della politica rispetto all’economia reale, a meno che ci si sia resi conto che alla base della spirale inflazionistica ci siano state alcune scelte di campo che si stanno rilevando un boomerang a medio termine, come le decisioni riguardo alla guerra in Ucraina che ha fatto esplodere la crisi energetica.

Una volta di più questo non significa che abbia ragione Putin, ma semplicemente che perpetuare una guerra sta danneggiando pesantemente anche l’Europa salvo che i fabbricanti di armi e che quindi bisogna far fronte a questa emergenza tentando di risolvere il problema e non solo assistendo passivamente all’andamento della situazione sul campo, di fatto ormai incancrenita.

Troppi paesi extra-UE che non sono legati a queste problematiche nel frattempo crescono e conquistano mercati, spesso insensibili alle tematiche ambientali e con gravi danni per il pianeta, ben oltre molte decisioni UE non sbagliate in sé, anzi, ma sembrano ora del tutto fuori vista la contingenza globale.

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