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Chiesa

PARLARSI: MESSAGGIO UNIVERSALE

SERGIO REDAELLI - 10/11/2023

sinodoChiuso il Sinodo, il processo di riforma della Chiesa guidato da papa Francesco avanza, guadagna nuovi spazi tra i soliti nemici, vicini e lontani. Una rivoluzione silenziosa, scrivono i giornali. La prima delle due sessioni conclusive è terminata in apparenza senza novità sui temi più controversi, il celibato dei sacerdoti, l’accoglienza alle persone lgbt e il ruolo della donna nella Chiesa, un’innovazione contrastata ma ritenuta urgente. Tutto è rinviato a fra un anno, ottobre 2024, quando si svolgerà la seconda e ultima fase dell’assise fortemente voluta da Bergoglio. Soltanto allora, con l’esame delle chiese periferiche, si potrà farne il bilancio conclusivo.

Il dibattito è appena aperto, le risposte rimandate. Ma sotto traccia passano nuovi input cari al pontefice sull’esercizio collegiale del potere, a partire dalla diocesi in cui il vescovo, quando prende le decisioni, deve confrontarsi con chierici, laici e laiche. L’obiettivo è la trasparenza gestionale, dagli aspetti finanziari a quelli legati ai procedimenti nei casi di abuso. Il testo votato dall’assemblea spiega: “La questione delicata della gestione degli abusi sessuali pone molti vescovi nella difficoltà di conciliare il ruolo di padre e quello di giudice. Si chiede di valutare l’opportunità di affidare il compito giudiziale a un’altra istanza da precisare canonicamente”.

A proposito della nomina dei vescovi, l’assemblea aggiunge: “Si chiede di iniziare la verifica dei criteri di selezione dei candidati all’episcopato, equilibrando l’autorità del nunzio apostolico con la partecipazione alla conferenza episcopale. Si richiede anche di ampliare la consultazione del popolo di Dio, ascoltando un maggior numero di laici e laiche, consacrate e consacrati, avendo cura di evitare pressioni inopportune”. La mano del papa s’intravede infine in questa indicazione: “Alla luce dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, occorre esaminare attentamente se è opportuno ordinare vescovi i prelati della curia romana”.

Alla vigilia del Sinodo, gli avversari avevano rilanciato le consuete polemiche dottrinarie. Critiche in arrivo sia dalla Chiesa tedesca ultra-progressista favorevole alle unioni omosessuali, sia dall’agguerrita destra clericale statunitense ultra-conservatrice o “indietrista” come la definisce Francesco, che lo accusa di eresia e minaccia lo scisma. Joseph Strickland, vescovo di Tyler, nel Texas, sostenuto dal potente cardinale Müller prefetto emerito dell’ex Sant’Uffizio, ha preventivamente denunciato “le nuove verità che potrebbero emergere dal Sinodo” rivendicando di restare “fermamente sul filo a piombo della fede cattolica”. A Sinodo concluso, altri hanno parlato invece di “occasione mancata” per le minoranze sessuali.

Nella Chiesa i processi sono lenti, richiedono tempo, senza fretta. Ma la parola resta sovrana. La notizia dell’attacco di Hamas in Israele ha raggiunto l’assemblea, riunita come si è visto per discutere temi gravi e profondi, portando l’immagine di un mondo esterno lacerato, in guerra, incapace di agire se non con le armi da fuoco. Antonio Spadaro, sottosegretario del dicastero vaticano per la cultura e l’educazione ed ex direttore di Civiltà Cattolica, commenta: “Non esiste una organizzazione internazionale come la Chiesa cattolica che possa tenere insieme gli opposti in un dialogo che richiede la libera parola di ciascuno, ma anche l’ascolto delle proprie e delle altrui idee”. Un esempio che dovrebbe servire d’insegnamento.

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