Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Sport

ANTIPODI

FABIO GANDINI - 10/11/2023

pelligraScoppiettante come la trama di un film di Hollywood, “ricca” come la quinta di un castello fiabesco, promettente come un bacio della dea bendata.

Questa era l’aria che si respirava a Varese nei giorni di fine giugno 2022, quando – tutto a un tratto – la Città Giardino si svegliò con la promessa di essere presto ricoperta da un oro straniero, più precisamente australiano. Non solo basket, ma sì partiva da quello: 10 milioni per la beneamata Pallacanestro Varese e poi addirittura 300 da investire sul mattone, nello specifico su uno stadio degno di questo nome, su nuovi alberghi e su una Masnago – inteso come quartiere – cui cambiare letteralmente i connotati.

Chi sta scrivendo al tempo titolava proprio così: “L’oro australiano si chiama Pelligra: pronti 10 milioni di euro per la Pallacanestro Varese. Missione compiuta per Luis Scola: l’argentino proprietario del 51% biancorosso ha trovato l’accordo con Ross Pelligra, un imprenditore italo-australiano a capo di un impero immobiliare. Due milioni subito, gli altri in cinque anni, diventando sponsor e acquisendo quote: in cambio la gestione del Lino Oldrini, con mirino puntato anche sullo stadio Franco Ossola”. E non era l’unico a fantasticare: pochi giorni dopo l’uscita allo scoperto, la delegazione aussie venne ricevuta in pompa magna a Palazzo Estense. A scomodarsi non solo i vertici sportivi e nemmeno solo le autorità cittadine: ecco arrivare Attilio Fontana e palesarsi il ministro Giancarlo Giorgetti, che addirittura ci fece (e si auto-fece) la morale («Ci volevano gli australiani a darci una sterzata»).

Da 300 a 0 (o quasi) il passo è stato lungo un anno e 4 mesi. Durante il quale il sogno si è fatto progetto e il progetto si è fatto attesa. Senza nemmeno il tempo di accorgersi, l’attesa a è diventata conclamato silenzio, talvolta squarciato da passerelle pubbliche e comparsate sui giornali, le ultime meno di un mese e mezzo fa. Infine, è suonata la sveglia dei fatti: entro il 31 ottobre nelle casse di Pallacanestro Varese sarebbero dovuti arrivare 180 mila euro a titolo di sponsorizzazione (arriveranno in questi giorni? Cambia nulla: la scadenza era fissata per il 10 di luglio) e 1 milione di euro come corrispettivo per l’acquisizione di quote societarie. A oggi nemmeno l’ombra della seconda – e più importante – somma.

Il sodalizio cestistico prealpino, che aveva architettato negli studi notarili un’impalcatura di aumenti di capitale per permettere l’entrata dei nuovi investitori, è rimasto prima spiazzato, poi si è imbufalito, infine ha parlato per bocca del suo presidente, il simbolo senza tempo Toto Bulgheroni: «Ho costruito la mia credibilità rispettando sempre la parola data e i contratti, non facendo mai passare un giorno oltre le date pattuite. Qui ci siamo trovati di fronte a un’opportunità, e ci siamo trovati di fronte a delle persone che ad oggi non hanno dimostrato la serietà e il rispetto che un contratto firmato deve avere. Non ho vergogna ad esprimermi esplicitamente: dovevano versarci la sponsorizzazione il 10 luglio, ma a oggi non è arrivato nulla. Al 31 ottobre, data in cui doveva esserci il versamento della prima quota, non c’è stato niente. Chiudere le porte in faccia a un’opportunità è sempre difficile, ma la Pallacanestro Varese, Luis Scola, Varese Nel Cuore, il Basket Siamo Noi e tutti coloro che fanno parte della compagine societaria abbiano il diritto di essere rispettati. Noi andremo avanti come abbiamo sempre fatto, Luis ha un progetto su cui azionisti e cda sono allineati con lui. Andremo avanti, eventualmente con qualche altra soluzione». Da Palazzo Estense, nel frattempo, sorpresa, sconcerto e bocche cucite. Dal Pirellone e da Roma, come sopra, con il contorno di un probabile imbarazzo.

La scatola nera di questo sogno di una notte di inizio estate andato in fumo non è stata ancora trovata. Cosa non si è allineato tra un gruppo imprenditoriale tra i più facoltosi della terra dei canguri, una città che gli ha steso i tappeti rossi e una società sportiva che si è proposta forte della garanzia non di un pincopallino qualunque, ma di un personaggio di fama mondiale come Luis Scola? Proviamo ad azzardare solo una mezza delle tante verità che ancora non sappiamo. E cioè che tra l’intenzione di investire in una serie di opere pubbliche e la loro effettiva realizzazione, il tempo che deve passare e le condizioni che devono realizzarsi sono troppe per decidere di “buttare via”, per anni, senza alcun ritorno e senza alcuna sicurezza, i soldi per una squadra di pallacanestro.

Della quale frega, e pure tanto, solo noi. Agli antipodi degli investitori.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login