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Società

BARACCONATE

GIOIA GENTILE - 10/11/2023

treviDybala, attaccante della Roma, si inginocchia davanti alla fidanzata e le fa la proposta di matrimonio nello scenario della Fontana di Trevi.

Andrijashenko sceglie l’Arena di Verona per chiedere in moglie Nicoletta Manni, alla fine di un’esibizione che li ha visti protagonisti in qualità di primi ballerini della Scala.

Ma voi avreste gradito una manifestazione così plateale di sentimenti? Foste stati nei panni della ragazza, avreste risposto con le lacrime agli occhi? A me, sinceramente, avrebbe dato molto fastidio vedere il mio amato in ginocchio davanti a me, indipendentemente dal fatto che fosse avvenuto in privato o a beneficio di social media.

Da quando è tornata di moda questa abitudine ottocentesca? Credevo ci fossimo liberati di simili formalità, pensavo che i rapporti personali fossero inevitabilmente proiettati verso una moderna agilità e un’attenzione all’essenziale. O, almeno, era quello che speravo quando avevamo vent’anni e volevamo condurre il mondo in quella direzione. Quando volevamo scrollarci di dosso tutte le usanze ammuffite, tipiche di una società che con disprezzo chiamavamo borghese. E farlo significava essere liberi, autonomi, indipendenti dal controllo dei genitori e dalle regole sociali con cui riuscivano a mantenerlo. E non mi riferisco solo all’antiquata dichiarazione di matrimonio, ma a tutta una serie di altre tappe della nostra vita.

L’esame di maturità. Né io né i miei compagni avremmo voluto che genitori e parenti assistessero agli orali. Poi mio padre mi confessò di essersi aggirato di nascosto nei dintorni della scuola cercando di carpire informazioni. La cosa suscitò le mie vivaci rimostranze, anche se, sotto sotto, ero animata da una buona dose di tenerezza che, tuttavia, credo di aver saputo nascondere abbastanza bene. Festeggiamenti? Regali? Neanche pensarlo: avevo concluso un corso di studi, facendo solo il mio dovere. Mi sarebbe sembrata una festa per i miei genitori, non per me.

L’università. Finalmente una maggiore autonomia, anche nello studio: dovevamo organizzarci da soli; nessun tutor, solo, a volte, qualche esercitazione intermedia da svolgere individualmente e poi l’esame finale; se lo superavi, bene, altrimenti lo ritentavi nella sessione successiva. E quando si giungeva alla discussione della tesi, né genitori né parenti dovevano essere tra il pubblico, al massimo alcuni cari amici, compagni di studi. Guardate oggi: le aule sono affollate da tutti i familiari reperibili, pronti a cingere con la corona di alloro il capo del novello “dottore”, neanche si trattasse di aver vinto il Nobel, non di aver superato un corso di laurea, magari solo triennale. E poi feste, con la famiglia, con gli amici. Non so se siano tornati di moda anche i confetti rossi, che una volta si usavano al Sud, ma non mi stupirei.

E i matrimoni? Tra noi amici era una gara della semplicità e dell’essenzialità. Adesso assomigliano sempre di più a quello del film Il mio grosso grasso matrimonio greco.

Che cosa è successo? Che fine ha fatto quel sano desiderio di liberarsi di certe convenzioni sociali? Perché questo ritorno al passato? Forse perché i giovani hanno bisogno di sicurezze e di approvazione? O perché ciò che conta è apparire per convincersi di essere?

Non so se siano questi i motivi; ne dubito, perché in realtà sono proprio le persone della mia generazione, che come me avevano cercato il rinnovamento dei costumi, ad aver ripristinato le vecchie abitudini, contribuendo a perpetuarle tra i giovani, con il supporto dei media. Mi piacerebbe che i sociologi si interrogassero sulla questione e ci dessero una spiegazione convincente.

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