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Politica

PARTITI E DEMOCRAZIA

CAMILLO MASSIMO FIORI - 09/06/2012

Recita l’articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. In oltre sessant’anni la dottrina costituzionale ha ritenuto che detta disposizione non consentiva l’elaborazione di una legge quadro che regolasse il loro ruolo.

Si è trattato di una interpretazione strumentale perché una parte importante dell’Assemblea costituente voleva esattamente il contrario.

Il giurista democristiano Costantino Mortati, rendendosi interprete di un sentimento diffuso, propose di democratizzare la vita interna dei partiti e di riconoscerli come organizzazioni pubbliche.

La sua proposta fu però bocciata dalla sinistra e da alcuni politici conservatori in quanto temevano che, attraverso la legge, lo Stato potesse intervenire nell’attività autonoma dei partiti.

Anche don Luigi Sturzo, negli anni Cinquanta, propose la registrazione pubblica dei partiti per colmare l’assenza di riferimenti alle loro strutture e alle regole di democrazia interna.

Il disinteresse del legislatore è quindi alla base dell’assenza di una disciplina per regolare in senso democratico la vita interna e per evitare la corruzione pubblica che, da molti decenni a questa parte, ha assunto dimensioni patologiche.

Soltanto ora, dopo una serie di scandali che hanno minato la credibilità dei partiti, sta emergendo una interpretazione del dettato costituzionale che ritiene che i soggetti dell’articolo 49  siano  i cittadini; da qui la tendenza a trasformare queste organizzazioni in associazioni di diritto pubblico con statuti che rendano democratica la loro attività e con norme certe di controllo e di pubblicità dei bilanci.

Ci si è resi conto, sia pure con enorme ritardo, che i partiti si sono trasformati in strutture di gestione del potere, che hanno generato clientelismo, lottizzazione, corruzione diffusa frutto della commistione tra attività politica e interessi privati.

Questa situazione  ha generato un profondo malcontento tra i cittadini e ha fatto crescere nella società la protesta e l’ “anti-politica”.

La reazione dei cittadini per l’uso illecito del denaro pubblico è valsa tuttavia a sensibilizzare una parte

del ceto dirigente per un  processo di rigenerazione della politica. È  stata abbozzata una nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere personalmente i propri rappresentanti nelle istituzioni; è pure in discussione un disegno di legge che stabilisca i fini e regoli i compiti dei partiti ed è già stata approvata la modifica e il dimezzamento dei fondi pubblici per il funzionamento della politica. Sono poi previste alcune revisioni costituzionali che, modificando il rapporto tra Governo e Parlamento, dovrebbero diminuire l’ingerenza dei partiti nella vita pubblica.

Queste riforme nascono dalla consapevolezza che non c’è democrazia che possa fare a meno dei partiti; l’alternativa sarebbe quella dell’ “uomo forte” o di una “oligarchia dei ricchi”.

In particolare la nuova legge elettorale dovrebbe garantire una maggiore rappresentatività dei cittadini, assicurando nel contempo la governabilità e l’alternanza, e la riduzione della frammentazione del sistema politico.

Il finanziamento dei partiti è pure essenziale per difendere il “cuore” della democrazia dagli interessi privati e particolari, ma oltre ad essere ridotto, deve essere sottoposto a più stringenti controlli perché si tratta di soldi prelevati dalle tasche dei cittadini che debbono servire unicamente ad una precisa funzione pubblica.

Tornare ad un finanziamento interamente privato anche se trasparente, sul modello americano, lascerebbe ai poteri corporati dell’economia una inopportuna possibilità di influire sul governo del Paese.

Le donazioni di Wall Street hanno consentito l’ascesa politica dei banchieri che hanno avuto un peso determinante nell’attuare la “deregulation” dei mercati finanziari e hanno determinato l’attuale crisi economica globale.

Occorre tenere presente che “la politica costa” ma che la si può fare in modo più sobrio, con maggiore rispetto per l’intelligenza dei cittadini.

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