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FANTASIE

MARGHERITA GIROMINI - 24/11/2023

anelloL’appropriazione culturale di Tolkien a destra è un fenomeno quasi interamente italiano, tant’è che l’editore Rusconi, quando pubblicò “Il Signore degli Anelli”, la presentò come “la Bibbia degli hippies americani”.

Lo scrittore britannico, cattolico e decisamente conservatore, non dichiarò mai l’adesione ad alcun movimento politico. In diverse occasioni espresse convincimenti antirazzisti sia in tempo di pace sia nel periodo dei due conflitti mondiali e non esitò a dichiarare la propria opposizione sia culturale sia ideologica alla Germania nazista.

Quando iniziò l’opera di strumentalizzazione dei suoi romanzi, provò a chiarire come la sua Terra di Mezzo fosse riconducibile a una dimensione policulturale e polilinguistica, e quanto fosse arbitraria qualsiasi interpretazione allegorica delle sue storie.

Quando ebbe inizio il reclamato stretto legame tra Tolkien e la destra “più destra”? Dobbiamo risalire al 1977 per registrare il primo consistente aggancio della destra italiana alle opere di Tolkien.

In quell’anno il Fronte della Gioventù organizzò il primo festival che venne chiamato “Campo Hobbit”: gli hobbit sono le creature fantastiche inventate dallo scrittore inglese, la cui saga pubblicata tra il 1954 e il 1955 gli valse il grandioso successo che lo incoronò capostipite della narrativa fantasy moderna.

La fascinazione, iniziata allora e che dura e si rinforza nel presente, è sostenuta con particolare passione dall’estrema destra: il romanzo di Tolkien, ricco di simboli al limite dell’esoterico, suggerisce una decisa connotazione anti-sistema in cui si potevano ben riconoscere negli anni settanta i missini del post nazifascismo, emarginati dalla politica e sempre in aperta opposizione al sistema partitico democratico italiano.

Individuare in Tolkien un reazionario appare una forzatura spiegabile in parte con la ricerca spasmodica da parte dei post-fascisti di elaborare una rinnovata cultura di destra.

Per anni la destra all’opposizione si è nutrita di miti nuovi che non avessero una diretta riconoscibilità nella mitologia del Ventennio. Da Tolkien si mutua l’utopia di un mondo alternativo, senza partiti, vissuti all’interno di comunità gerarchiche anticapitalistiche e pur tuttavia fortemente solidali.

Anche oggi i militanti più giovani trovano nell’immaginario mondo di Tolkien particolari significati simbolici, rafforzati con i riferimenti alle mitologie nordiche, in particolare quella norvegese, che spiegano la presenza di croci celtiche nelle manifestazioni delle organizzazioni politiche dell’estrema destra.

Si ricorre anche a letture pesantemente “di parte” degli scritti tolkeniani: il verso che recita “le radici profonde non gelano”, è divenuto slogan inquietante trasferito su magliette e nei tatuaggi. Arrivati al 2002 non ci sorprenderà allora la presenza dell’intero stato maggiore di Alleanza Nazionale alla prima del film che diede inizio alla trilogia cinematografica di Peter Jackson tratta da “Il Signore degli Anelli”.

Nostalgia per il passato e l’idea utopica della rinascita di un fascismo primigenio, come ipotizzava il pensatore Julius Evola, uno degli intellettuali di riferimento dell’estrema destra italiana.

Per concludere mi approprio di una riflessione proposta dallo storico della filosofia Paolo Pecere: l’estrema destra ha messo in atto una vera e propria opera di mistificazione appropriandosi di Tolkien, suggerendo che se il mondo che ci esclude non ci piace, quello di Tolkien ci permette di riconoscersi e ci consola con il sogno del ritorno a un passato mitico e antichissimo, ancorato alle tradizioni, al governo dei re, a un tempo in cui si stagliava chiara la netta divisione tra il bene e il male: il male è la modernità con i suoi idoli materiali, il bene è la tradizione con i suoi valori spirituali immutabili.

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