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In Confidenza

CAFFÈ ROVESCIATO

Don ERMINIO VILLA - 01/12/2023

tazzaSi può attraversare la sala del quotidiano facendo credere che la tazza della propria interiorità sia piena di virtù e valori, ma quando la vita scuote, ciascuno versa ciò che ha dentro. E comunque è sempre più facile incolpare gli altri che guardare dentro sé stessi.

I pescatori – magari dopo aver accusato onde, pesci, clima, vento, vicini per il vuoto – alla fine guardano la barca e si chiedono: “Cosa c’è dentro?”. Chiediamoci anche noi: “Cosa ho dentro?”. Qualunque cosa ci sia, anche il vuoto, ne sei responsabile. E la vita prima o poi scuote. Di cosa sono pieno? Cosa verso? Gioia, grazia, pace, gentilezza, comprensione? O rabbia, amarezza, durezza, acidità, ira, cattiveria? O vuoto?

Nella Bibbia compaiono spesso personaggi impauriti, “scossi”.

Isaia si definisce “impuro”, debole, indeciso; Paolo si sente come “un aborto”, l’ultimo; Pietro allontana Gesù perché è un peccatore, un fallito. Isaia dubita di ciò che crede. Paolo ha dubbi in quello che è. Pietro ha dubbi in quello che fa. I pescatori hanno dubbi sul loro futuro: hanno fallito, benché impegnati, dove si sentivano esperti. Sono più scossi loro delle reti vuote. Si aspettavano “qualcosa”, non hanno preso “nulla” e trovano invece “qualcuno” che chiede loro di affidarsi, uscire dagli schemi, ripartire (“sulla tua parola…”).

Passare dal prendere all’accogliere, da qualcosa a qualcuno, ribalta la prospettiva: “prendi il largo!” (latino: “duc in altum!”), vai in alto (mare)! Gesù oggi invita noi che non usiamo reti da pesca, ma siamo esperti di un’altra “rete” da gettare nella banda larga. E si va in panico se “non prende”. Navigatori nell’oceano digitale, esperti di reti web e social, cerchiamo connessioni e non siamo più capaci di prossimità.

Quando conosci qualcuno, la domanda più comune è: hai Whats App? Telegram? Facebook? Instagram? Sì, certo! Ma prima avrei una faccia e sarei qui davanti a te! La rete però rispecchia in modo amplificato la realtà: diamo per scontato di avere sempre qualcosa da prendere; per di più ciò che voglio io, come voglio io, quando voglio io. E così ci si trova scossi, vuoti o pieni di veleno.

Se prendi a bordo Dio, lui ti fa uscire dal porto dell’Ego oltre le sicurezze da cabotaggio (“Gettate le reti!”), vincendo pessimismo e frustrazioni (“Allontanati da me”). Ti fa confrontare con una profondità piena di incognite che ti fa passare dal pre-tendere al pro-tendersi cercando chi ti colma (“Sarai pescatore di uomini”). Ti fa scoprire una prossimità proprio quando ti senti scosso e hai problemi di connessione (“Non temere!”). “Coraggio non significa avere la forza di andare avanti, ma è andare avanti quando non si ha forza” (Th. Roosevelt). Tutto dipende proprio da cosa e da chi ti riempie perché quello che hai nella tazza è ciò che versi.

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