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Ambiente

ACQUA

LIVIO GHIRINGHELLI - 19/01/2024

acquaNonostante importanti tentativi compiuti, particolarmente nei Paesi più poveri, di gestire opportunamente il consumo dell’acqua, si avverte sempre più il pericolo che circa due miliardi di persone possano non avere un accesso adeguato al consumo dell’acqua potabile. Già papa Francesco con più interventi ha ritenuto di segnalare il problema, specialmente nell’Enciclica “Laudato si’” del 2015.

Durante la scorsa estate due eventi climatici opposti hanno segnalato ulteriormente l’urgenza di governare in modo equilibrato le risorse idriche a livello mondiale: la terribile ondata di calore che ad esempio ha colto l’Europa col danno di prosciugare Po, Reno e Tamigi, mettendo in ginocchio anche la Francia; all’opposto in Asia il Pakistan ha accusato un’alluvione gigantesca con 33 milioni di persone coinvolte e 1500 vittime in sede di bilancio provvisorio. Eppure il Pakistan contribuisce solo per meno dell’1% alla responsabilità per l’emissione globale di gas serra.

Tra gli obiettivi dell’Agenda 20 delle Nazioni Unite di primario rilievo è asserita la necessità di garantire a tutti la responsabilità della gestione dell’acqua potabile e delle strutture igienico-sanitarie, con l’invito ad assicurare a tutti la conservazione e l’utilizzazione in modo durevole a tal fine d’oceani, mari e risorse marine. Dal 2010 l’ONU qualifica diritto essenziale dell’uomo alla qualità della vita tale imperativo.

In Italia soprattutto si aggrava per una rete idrica largamente insufficiente e scarsamente efficiente la perdita ogni anno di circa un miliardo di metri cubi di acqua. Al contempo negli ultimi decenni è risultata sempre più diffusa la tendenza alla privatizzazione progressiva dei servizi dell’acqua. Questo nonostante l’esito clamorosamente positivo del referendum a favore dell’acqua come bene comune (2011); di contro è la visione dell’acqua come merce soggetta alle leggi del mercato con finanziarizzazione delle risorse.

Anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese si è espresso per la necessità di una mobilitazione di una Rete ecumenica dell’acqua. A sua volta il Dicastero Vaticano dello sviluppo umano integrale in un documento del 2020 (Aqua fons vitae) precisa: il costo o la tariffa applicata da un qualsiasi mercato o fornitore pubblico o privato non rispecchierà mai la mirabile utilità e indispensabilità dell’acqua, che è inestimabile, né può costituire un ostacolo all’accesso universale all’acqua come diritto. Si tratta di una ricaduta concreta sulla vita di milioni di persone.

L’acqua è carente in Medio Oriente per ragioni politiche, ma talvolta anche ricorrono ragioni economiche di incuria (tra Kazakistan e Uzbekistan il lago Aral è difficile da rigenerare): la crisi idrica non può che peggiorare anche tenendo conto dell’evoluzione degli standard di vita e delle esigenze dell’agricoltura e dell’industria.

Le risorse sfruttabili del pianeta non potranno bastare per gli 11 miliardi di abitanti previsti per il 2100. L’acqua è una risorsa tanto fragile, quanto contesa. La variabile dell’aumento dei consumi in alcuni settori va a discapito delle colture contadine. Ci sarà pertanto bisogno di un surplus di governance globale.

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