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Fisica/Mente

FATE PREVENZIONE

MARIO CARLETTI - 01/02/2024

tumore-al-senoLe ultime linee guida del Ministero della Salute sul carcinoma mammario in stadio precoce evidenziano come il trend di questo tumore in Italia sia in leggero aumento ed interessi soggetti di età relativamente più giovane.

Poiché i dati parlano di circa 55 mila nuovi casi nel 2020, sottolineando che questa patologia resta al primo posto come causa di morte al femminile (12500 nel 2021) seguito da quello del colon retto e polmone, vale la pena di tornare sull’argomento in modo chiaro.

Questo anche perché la mortalità è scesa di circa il 6% nel lustro 2015/2020 grazie soprattutto alla diffusione dei programmi di diagnosi precoce e ai progressi terapeutici e, altro dato confortante, la sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari all’88%.

I principali fattori di rischio per questa patologia sono l’età, i fattori riproduttivi correlati, terapie ormonali (ad esempio sostitutive), fattori dietetici e metabolici (obesità, alto consumo di alcool, eccetera), familiarità, ereditarietà o precedenti displasie mammarie.

Una pubblicazione americana del 2018 del Wcrf (World cancer research fund) e dell’Airc (American Institute for research cancer) ha riportato tutte le prove scientifiche riguardanti l’impatto positivo di una alimentazione corretta ed una sana attività motoria sia sulla prevenzione del tumore che nella fase di terapia delle persone sopravvissute.

I programmi italiani di screening mammografico prevedono un esame ogni due anni nelle donne tra i 50 ed i 69 anni, qualche regione arriva anche a 74 altre hanno anticipato tra i 45 e 49 accorciando ad un anno le valutazioni.

Gli studi dicono che le modalità organizzate hanno maggior incidenza e successo rispetto ai controlli spontanei e che la mammografia digitale sia da preferire a quella analogica.

Nel 2019 sono uscite anche le Linee Europee redatte dalla ECIBC (European Commssion Initiative on Breast Cancer) che hanno anche messo in evidenza come vi sia anche una possibilità di falsi positivi.

Questi indirizzi consigliano di non fare screening sotto i 45 anni, tra i 45 e 49 screening con mammografia ogni 2/3 anni con eventuali raccomandazioni cliniche.

Tra i 50 e 69 in base alla clinica screening, accertamenti annuali o biennali, tra i 70 e 74 screening accertamenti annuali o triennali.

Quindi alla base vi è una grande responsabilizzazione della parte clinica e della validità delle prove raccolte.

Totalmente diverso invece l’approccio nelle donne ad alto rischio per importante storia di carcinoma mammario familiare o portatrici di mutazioni genetiche sfavorevoli per le quali è previsto un controllo strumentale a partire dai 25 anni o da dieci prima del più giovane tumore familiare insorto.

Ancora oggetto di approfondimento è l’utilizzo della tomosintesi nello screening mentre nelle donne ad alto rischio è anche consigliata in alcuni casi la risonanza magnetica con mezzo di contrasto.

Sempre parlando di statistiche il periodo Covid ha influito in modo negativo sulla qualità della vita anche per il fatto che sono aumentate le diagnosi in fase più avanzata della patologia e contestualmente sono diminuiti gli interventi fatti.

Dati facilmente spiegabili con il fatto che gli screening, ai quali è riconosciuto compito decisivo, per motivi organizzativi sono spesso saltati.

Vale anche la pena di ricordare che in Italia si muore meno di tumore (in generale) rispetto alla media europea (13% meno nell’uomo-10% nella donna), questi dati sono il frutto di una buona attività di prevenzione ma anche di un alto livello di assistenza oncologica che ha portato a percentuali di sopravvivenza a 5 anni migliori per ogni forma di tumore ( circa 59% negli uomini-65% nelle donne).

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