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Urbi et Orbi

QUINDICI MINUTI

PAOLO CREMONESI - 01/02/2024

quindici-minutiL’ultimo in ordine di tempo è stato il giurista ed ex ministro della funzione pubblica Sabino Cassese, che ha invocato l’avvento alla guida della Capitale di tre generali di corpo d’armata per ristabilire una soglia minima di vivibilità.

Le tappe forzate dei romani verso la Settimana Santa (tradizionalmente caratterizzata dalla presenza di migliaia di turisti) sono amare. La “città dei quindici minuti”, promessa a suo tempo dal sindaco Gualtieri, è solo un vago e ironico sogno dissolto al risveglio nella colonna di vetro e lamiera che ben conosce chi deve raggiungere la città dall’hinterland per andare al lavoro. Dalla Flaminia alla Cassia Bis, passando per Grande Raccordo Anulare, Tangenziale Est, tratto urbano della A24, Casilina, Salaria, Prenestina e Aurelia, sulle principali arterie romane si presentano ogni giorno lunghe file nelle quali bus pubblici e auto private camminano a passo di lumaca nelle ore di punta. Verrebbe da dire che il problema del limite di 30 Km all’ora qui proprio non si pone.

Né va molto meglio in città. Secondo una recente stima di Nomisma ogni romano perde nel traffico venti giornate all’anno, mentre l’indice di densità veicolare, risultante dal rapporto tra il numero di auto rapportate al chilometro quadrato, è il più alto d’Italia.

Ad aggravare la situazione poi i centodieci cantieri aperti in vista del Giubileo del 2025. Basta dare un’occhiata alla situazione sul portale Aci Luceverde per rendersi conto di quanto la mobilità all’interno di Roma sia stravolta. Sulla mappa lampeggiano le frecce rosse a indicare code e congestionamenti in ogni quadrante, soprattutto dove appaiono i cartelli triangolari che segnalano i lavori in corso. Il consiglio di Luceverde è quello di “ridurre il numero di spostamenti in auto non necessari. All’automobilista si raccomanda di individuare percorsi più brevi, lavorare da casa, fare la spesa nella zona di residenza e condividere con altri un mezzo o un tragitto”. Un vademecum che ricorda vagamente le raccomandazioni del governo durante le fasi più critiche dell’emergenza Covid. Impressione non tanto lontana se prima di Natale anche il Campidoglio ipotizzava un massiccio ricorso per i suoi dipendenti allo smart working.

Cantieri simbolo sono Piazza Pia e Piazza Venezia diventate il nuovo cruccio dei romani che ogni giorno sui social lamentano il disastro con tanto di foto che mostrano le lunghe code di auto bloccate negli ingorghi, tra manovre chirurgiche per provare a guadagnare qualche millimetro e slalom di scooteristi e ciclisti per smarcarsi dal caos. Nella seconda piazza poi il cantiere per la costruzione della linea C della metropolitana durerà sino al 2032.

A proposito di trasporto pubblico. Se evidentemente quello su gomma risente degli stessi problemi delle automobili, quello su ferro non gode di miglior salute: con un tempismo degno della legge di Murphy l’azienda metropolitana prosegue con lavori notturni per la sostituzione dei binari della vetusta linea A. Questo comporta la chiusura della linea nei giorni feriali alle ore 21. Ugualmente sulla linea B sono stati mandati a revisionare una decina di convogli, portando a solo 16 i treni funzionanti: tempi d’attesa anche di venti minuti ed effetto carro bestiame.

La lista degli amministratori che si sono succeduti negli ultimi decenni alla guida della capitale è ormai lunga. Ognuno secondo lo sport nazionale ha dato la colpa al governo precedente. Fatto sta che Roma sta lentamente affondando ed anche la brutta figura rimediata in occasione della gara per la candidatura dell’Expo ai romani in fondo interessa poco. A loro basterebbe poter fruire delle funzioni di base come muoversi decentemente da un quartiere all’altro o non dover sacrificare il diritto alla mobilita sull’altare degli ingorghi. I quindici minuti promessi dal sindaco sono per ora quelli che servono per pianificare ogni mattina uno spostamento.

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