Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

DISUNITÀ D’ITALIA

SERGIO REDAELLI - 09/02/2024

ceiUn boccone avvelenato, una legge che spacca l’Italia, la secessione dei ricchi che crea venti sistemi di sanità regionali e aumenta il divario tra nord e sud. I vescovi alzano la voce. Il progetto di imporre agli italiani l’autonomia differenziata rischia di ottenere un solo risultato, di renderli più soli, poveri e divisi. A 160 anni dall’Unità d’Italia, fa specie che siano la Chiesa e il mondo cattolico a difenderla contestando le pretese della Lega che mercanteggia l’antico pallino autonomista con gli altri partiti che compongono il governo. L’autonomia cara a Salvini, già in calendario per la discussione alla Camera, sarà merce di scambio con il premierato forte della Meloni?

A lanciare l’allarme è il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna. Commentando la classifica de Il Sole 24 ore sulla qualità della vita, secondo la quale nelle città del settentrione si vive meglio che nel meridione e i disequilibri sono in aumento, Zuppi avverte: “I vescovi del Sud sono sul piede di guerra perché temono che l’autonomia differenziata faccia crescere le distanze”. Gli fa eco il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin che si chiede perplesso: “È questo il modo giusto per far diventare l’Italia più solidale? Conoscendo il grande divario tra una parte e l’altra della penisola bisogna domandarsi se vale la pena percorrere questa strada”.

Preoccupano Parolin i rischi per l’assistenza sanitaria: “L’autonomia – reclama – deve coniugarsi con i diritti del malato”. In base al progetto della legge Calderoli, 23 materie potranno passare a carico degli enti regionali, dai rapporti internazionali alla protezione civile, dall’energia alla tutela della salute, dalla ricerca scientifica all’ambiente; e poi le casse di risparmio, gli aeroporti, la previdenza complementare, l’organizzazione della giustizia di pace, le norme sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. Una vera e propria redistribuzione dei poteri con diversa allocazione delle risorse pubbliche da Roma verso chi ne fa richiesta.

Il punto dolente della legge sono i livelli minimi dei servizi al cittadino che devono essere stabiliti in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, con misure perequative e risorse aggiuntive per chi non chiede l’autonomia. In concreto tutto dipende dai finanziamenti che lo Stato centrale sarà in grado di fornire alle Regioni per equilibrare le prestazioni, oggi molto differenziate. Il timore principale è di rendere diseguale il diritto alla salute e di segnare l’indebolimento dei legami di solidarietà nazionale. L’arcivescovo di Cosenza monsignor Gianni Chechinato protesta: “Non devono esserci cittadini di serie A e di serie B”.

Di “ingiustizia che spacca l’Italia” parla il vescovo di Cassano allo Ionio e vicepresidente della Cei Francesco Savino, secondo il quale l’autonomia differenziata è “la secessione dei ricchi che recinge i sogni, le aspettative e le contaminazioni sociali, culturali, economiche e umane del Sud. Essa rischia di penalizzare le zone centrali e meridionali causando un ulteriore spopolamento anche delle aree interne”. Per monsignor Filippo Santoro, arcivescovo emerito di Taranto, “questa legge è un boccone avvelenato, non è certo il sano regionalismo di cui abbiamo bisogno e può determinare la fine dell’unità nazionale”.

“La Chiesa – dice Santoro – non ha mai rigettato il principio delle autonomie regionali ispirate al principio della sussidiarietà, ma è necessario che i servizi fondamentali siano erogati in modo uniforme e adeguato in tutte le regioni, altrimenti si crea un’evidente sperequazione tra Nord e Sud. Ci sono zone del meridione con grandi carenze in campo economico e la disoccupazione giovanile è al 50 per cento. Alcune regioni del Nord diventeranno fortemente attrattive dal punto di vista economico e su di loro si convoglieranno una gran parte delle risorse, visto che potranno contare su una maggiore quota del gettito fiscale. Così si rischia di spaccare l’Italia”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login