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Apologie Paradossali

BENEDETTO FESTIVAL

COSTANTE PORTATADINO - 09/02/2024

Marco Mengoni a Sanremo

Marco Mengoni a Sanremo

(C) Varese, ahinoi, guadagna i titoli delle cronache per l’accoltellamento della professoressa all’Enaip e le nozze in comune col saluto romano. Suggerisco di trascurare questi argomenti che la stampa nazionale ha cucinato in tutte le salse, per guardare con occhio diverso proprio il tormentone della settimana: Sanremo! C’è pure una varesina, Clara Soccini di Travedona Monate.

(O) Apprendo da Repubblica che Monsignor Antonio Staglianò, “Nominato dal Papa Presidente della Pontificia Accademia teologica “benedice” il festival e la musica. E per diffondere quella che lui chiama Pop theology “scelgo gli autori che amano ragazze e ragazzi”

(S) Quasi d’accordo; con San Paolo bisogna “farsi tutto a tutti”, anche se spero che l’Accademia abbia anche altre fonti d’ispirazione. Per conto mio preferisco citare Celentano “ci sono cantanti a cui non si può credere e poeti che non si può raggiungere” e Rino Gaetano “Gianna non credeva a canzoni e UFO”. Staglianò mette in cima alle sue preferenze Marco Mengoni, le cui canzoni conosco poco e lascio a voi giudicare. Poi aggiunge di apprezzare le musiche di Battisti, Battiato, Baglioni, Venditti, Cocciante, Dalla, Guccini e di tanti altri cantautori che cito negli incontri pastorali. Parla di cantautori, in realtà molte “parole” non sono loro. Per me, l’autore più importante delle liriche, anche di questi cantanti, rimane Mogol, anche dal punto di vista del senso religioso, mi basta citare questa strofa di “Mi domando”:

Io mi domando come mai
Ho nel cuore l’infinito
Dove non si muore mai
Ho capito dentro me
Non c’è un volto disegnato
Eppure tu nel centro sei

(C) Non so come definire ‘pop theology’ e concordo nel pensare che siano più importanti i temi ‘umani’ evocati, piuttosto che una vera e propria teologia.

(O) Di Mengoni viene citata “L’essenziale”, il cui passaggio importante sembra essere questo:

Mentre il mondo cade a pezzi
Mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini
Tornerò all’origine
Torno a te che sei per me l’essenziale
L’amore non segue le logiche
Ti toglie il respiro e la sete

Ma, scrive Repubblica, il testo che ha sempre difeso con più forza è Dio è morto di Francesco Guccini, portato al successo anche dai Nomadi: “È una canzone bellissima, profonda, che parla della resurrezione di Cristo tre giorni dopo la morte di Dio, una provocazione di fronte ai mali del mondo, guerre, povertà, sopraffazione, lotte politiche.”

(C) Ah ah, mi riporta indietro di cinquant’anni! La cantavo, meglio la stonavo, anch’io. Era di moda la teologia della morte di Dio, un po’ più profonda del buon Guccini. Tutte e due sorpassate: chi oserebbe sostenere oggi che “in auto prese a rate Dio è morto”? E che “nel mondo che faremo Dio è risorto”?

 (O) Voglio insistere su Mengoni, quello che può interessare i giovani è la scoperta di un senso di vuoto e di abbandono a casualità, indeterminatezza, insufficienza. Ma che cosa può rispondere adeguatamente al desiderio? Proviamo con le parole di “Guerriero” che tuttavia sono di Michele Iorfida e di Fortunato Zampaglione:

È amore il mio grande amore che mi credi
 Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
 E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
 Ti difenderò da tutto non temere mai
 Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te io sono il tuo guerriero”

(S) Se proprio volete tornerò ad ascoltare anch’io il festival. Dopo tanti anni, i primi alla radio, poi in bianco e nero, fino a Modugno, Endrigo, Cinquetti e Nada, poi non mi ha più preso… Ma dubito che troverò messaggi di alta spiritualità.

(C) Ci dovremo accontentare, o forse no. Da Sanremo in pochi giorni passano tutti i fenomeni di massa: arriveranno i trattori, forse Sinner, magari Goggia col gesso… tutto quello che può fare audience, o chi ne va in cerca. Chiamiamolo divismo, prendiamo atto che da molto tempo non è più il Festival della Canzone Italiana, (con tutte le maiuscole) ma la rampa di lancio del prodotto di massa del momento. Quindi non è sciocco monsignor Staglianò a prestarvi orecchio: è un fenomeno di massa, nazional-popolare, nella grande difficoltà della Chiesa a farsi ascoltare dai giovani, ascoltare insieme parole e musica pop può suggerire ad ambedue qualche pensiero comune.

(S) Speriamo, ma resto ancorato ad un testo del mio Mogol: “Ascolta sempre solo musica vera / e cerca sempre se puoi di capire”. (L’arcobaleno)

(C) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi

PS Dovendo terminare l’articolo entro martedì sera ho ascoltato solo qualche scampolo di canzone, mi astengo dal giudicare, ma mi domando: biascicare succhiando il microfono e cantare, sono la stessa cosa?

 

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