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Attualità

LA ROTONDA DEL DESTINO

FABIO GANDINI - 16/02/2024

La prima uto nella nuova rotonda di largo Flaiano

La prima auto nella nuova rotonda di largo Flaiano

La prima è un’utilitaria di colore bianco, arriva da via Magenta. Il guidatore non pare sorpreso dalla novità: resiste alla tentazione di girare subito a sinistra, supera di buona lena il primo ponte, mette giudiziosamente la freccia a mancina a tempo debito e inaugura il secondo ponte, per poi svoltare a destra imboccando viale Borri.

Gli astanti, un misto tra politici locali, passanti, spettatori non paganti e giornalisti, applaudono: sono le 15.27 di mercoledì 14 febbraio 2024, Varese è entrata in un domani atteso da 100 anni.

Dai, forse meno. Quando la prima autostrada d’Italia (c’è chi per tanto tempo ha sostenuto il suo primato mondiale: mica vero, a New York ci avevano già pensato…), l’Autolaghi, venne ufficialmente inaugurata dalla Lancia Trikappa di Vittorio Emanuele III, il nastro di asfalto che arrivava direttamente in centro città non parve un’idea così malvagia. E la percezione resistette per qualche decennio. Fu il boom, declinato alla mobilità, a far cambiare il mood, a trasformare in supplizio quotidiano, per varesini di ritorno e forestieri, quell’unica corsia terminante in un semaforo infinito.

Generazioni di cittadini ne hanno subito il giogo, amministrazioni di ogni colore hanno alzato al cielo il vessillo del cambiamento per poi abdicare alla mancanza di soldi e spesso anche di coraggio e di inventiva. A eliminare i semafori, a dare il la alla rivoluzione della viabilità in entrata a Varese, ci si è messo un sindaco di poco meno di 48 anni, il primo non leghista dal 1993, il primo riconducibile al centrosinistra dal 1992, cioè da Luciano Bronzi, sradicato da Mani Pulite.

Ci sarà riuscito? Il problema – fastidioso, gravoso, pure assurdo (per Diana, sarà mica una metropoli la Città Giardino?) – del traffico in zona est verrà finalmente risolto grazie alla rotonda di largo Flaiano? Ce lo siamo chiesti ripetutamente in questo primo giorno, scrutando attenti lo scorrere delle automobili. Difficile giudicare per ora: l’area è ancora interessata dai lavori accessori, l’abitudine degli automobilisti va abbondantemente nutrita e di primo acchito alcune défaillance hanno rallentato il flusso.

I dubbi non mancano, per la verità. Una rotonda così mastodontica e partecipata di ramificazioni (ben sette) non è di facile interpretazione, punto uno. E poi c’è un nodo – nello specifico l’intersezione tra via sant’Imerio e via Magenta – che la pratica della prima ora ha mostrato abbastanza problematico, stante la vicinanza tra loro delle due direttrici e, tutto sommato, anche la “lontananza” delle loro uscite dal cuore della rotatoria. A questo incrocio, ci hanno spiegato, il semaforo probabilmente continuerà a funzionare, alternando il via libera tra l’una e l’altra strada.

Le impressioni a caldo, in ogni caso, servono a poco: saranno necessarie settimane, se non mesi, per giudicare con raziocinio la bontà dell’opera. Oggi pare molto più proficuo – nonché divertente – leggere l’avvento della stessa in chiave politica.

Davide Galimberti con largo Flaiano si gioca tanto, forse tutto. Non tanto in termini utilitaristici (se non cambieranno le leggi, il suo secondo mandato sarà anche l’ultimo), quanto nella formazione del giudizio che lo consegnerà alla storia di questa città.

Si è annunciato, e a parere di tanti lo è effettivamente stato, come il sindaco del fare. Lungo è l’elenco dei cantieri, delle prese in carico, delle soluzioni ingegnate per controbattere l’inutilmente satollo immobilismo delle giunte che hanno preceduto la sua. Ma niente – non un’ex caserma cadente riportata alla vita, né un nuovo palaghiaccio o un nuovo collegamento tra le stazioni e nemmeno il restyling delle aree dismesse che manca ancora dei risultati che si avranno all’ex Aermacchi, all’ex Macello Civico e a Biumo Inferiore – potrà saziare la pancia dei cittadini quanto la disintegrazione delle code.

Così, allo stesso tempo ma al contrario, se questi due anni di cantiere e di inevitabili ma comunque pesantissimi disagi non dovessero portare i frutti sperati, niente e nessuno toglierebbe all’avvocato borgomastro la caduta negli inferi eterni della damnatio memoriae.

Sic est, giusto o ingiusto che sia giudicare un amministratore in carica per dieci anni da una sola rotonda…

Attenzione, fossimo nell’opposizione non dormiremmo sonni così tranquilli. Davanti al sindaco del fare, la minoranza si è auto-retrocessa a “cane da guardia” e in questa poco onorevole dimensione pare confinata ormai da tempo: chissà se largo Flaiano segnerà, per chi anela a scalzare il centrosinistra da Palazzo Estense, l’ennesima sconfitta oppure il primo slancio di una risalita?

Proviamo a ragionare da guidatori e non da elettori: speriamo di no!

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