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Opinioni

IO STO CON LE VITTIME

ROBERTO MOLINARI - 15/03/2024

Tarantelli ucciso dalle BR il 27 marzo 1985

Tarantelli ucciso dalle BR il 27 marzo 1985

Io provengo, perché questa è la mia storia politica, da un partito che durante gli anni di piombo ha pagato un prezzo pesantissimo. Intimidazioni, sedi devastate, militanti gambizzati e feriti, altri uccisi, sino all’immenso dramma del rapimento e dell’uccisione del suo Presidente, Aldo Moro.

Accanto a tutto questo si è assistito dalla fine degli anni sessanta alla “colpevolizzazione” del ceto politico democristiano da parte soprattutto della sinistra extraparlamentare, quella sessantottina per intenderci, che ha creato il mito delle “stragi di Stato”, dell’antifascismo militante e della Dc collusa, accusata di essere partecipe di crimini e connivente con le trame “golpiste” e fasciste.

E che dire poi dei “cattivi maestri”, di quelli che, se pur talvolta non hanno avuto la responsabilità diretta di ciò che accadeva, han portato la “responsabilità morale” di coprire con il proprio carisma, con le parole, gli insegnamenti e la loro cultura gli estremismi e l’intolleranza verso chi non si omologava e l’aver spinto tanti giovani alla lotta armata.

Emblematico, nella mia memoria, il “linciaggio mediatico” del Commissario Calabresi fatto ingiustamente da Lotta Continua e da tutti quegli intellettuali che firmarono il manifesto contro di lui accusandolo di essere, senza prove, il responsabile della morte del povero Pinelli (altra vittima). Per non parlare di un noto premio Nobel per la letteratura e della sua fortuna teatrale costruita su fatti smentiti dalla Magistratura. Tutta gente che solo in rari casi ha avuto l’onestà intellettuale di chiedere scusa per quanto affermato come verità assolute, ma che poi era solo omologazione ideologica usata per additare alle “masse rivoluzionarie” il colpevole da abbattere.

Insomma, tutti questi pensieri e ricordi mi sono ritornati alla mente in questi giorni quando ho letto i diversi commenti circa la morte della terrorista Barbara Balzerani e, ancor di più, dopo il tweet della professoressa Di Cesare (“La tua rivoluzione è stata anche la mia, le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia, un addio alla compagna Luna”), una che in questo periodo in televisione ci va spesso.

Già mi aveva suscitato perplessità il ricordo che i diversi mass media avevano fatto di Toni Negri alla sua scomparsa, ma quello che è accaduto con la Di Cesare e con il suo tweet mi ha suggerito una sola reazione. Io sto con le vittime. Le vittime della follia che ha attraversato il Paese per quasi due decenni e che per troppo tempo hanno ceduto il posto ai carnefici e a chi ha creato i presupposti morali, il brodo culturale in cui si è manifestata la violenza politica.

Per troppo tempo coloro che detengono le leve culturali, informative e massmediologhe hanno dato protagonismo e spazio a chi ha premuto il grilletto e hanno quasi negato la dignità alle vittime. Ecco perché ho trovato imbarazzante il messaggio della Di Cesare, un messaggio di “sentimentale” unità d’intenti “rivoluzionari” con la Balzerani e fatto poi, anche questo da non dimenticare, da chi appartiene alla stessa Università, la Sapienza, in cui fu ucciso un grande intellettuale riformista e cislino come Ezio Tarantelli, un altro uomo mite additato a “nemico del popolo” per le sue idee e proposte.

Io sto con le vittime troppo spesso sacrificate sull’altare dell’omologazione culturale di una generazione che non ha mai fatto, se non in pochissimi casi, ammenda dei propri errori e dei propri fallimenti. Una generazione in cui molti sono passati con facilità dall’altra parte politica, chissà se in qualche caso per convenienza. Forse è giunto il momento di uscire da certi miti eroici, dall’autocompiacimento di alcuni e di valutare che, quella che Touraine ha definito l’ultima “rivoluzione del 900”, alla fine non è stata per i suoi protagonisti e per i suoi “cattivi maestri” “l’immaginazione al potere”, ma solo un sogno che si è trasformato ben presto per tanti in un incubo.

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