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Lettere

SPACCATO DI FAMILISMO AMORALE

- 13/06/2012

Ho partecipato giorni fa alla Libreria Feltrinelli di Varese, alla presenza di un folto pubblico, alla presentazione del libro “The Family” di Giorgio Michieletto e Valentina Fumagalli (Cairo Editore).  Il libro  vuole essere una cronaca dell’ascesa e caduta del leader leghista.

Mentre la Lega Nord di Umberto Bossi è travolta dal più grande scandalo di sempre,  nel libro  “si racconta la vera storia del Senatur, dalla malattia fino al­la nascita di quel famoso cerchio magico che gli si è stretto troppo intorno, fino a soffocarlo. Come in un romanzo, aneddoti e confidenze esclusive tracciano un ritratto privato fra luci e ombre del leader che dava sberle agli avversari ma che non sapeva dire no ai figli. Il «duro e puro» rimasto vittima di un male tutto italiano. Come in un album di famiglia sfilano la moglie, «la Manuela», vero capo nell’ombra con la passione per l’occulto e la fede nella Madonna di Medjugorje. Renzo Bossi, l’erede prescelto di­ventato il Trota. Gli altri figli, la loro dolce vita e i flop scolastici. Il figlio ribelle di primo letto Riccardo, i pupilli di mamma Roberto Libertà e Sirio Eridano: le rivalità, gli amori e i sogni nel cassetto. Poi l’utopia della scuola di famiglia dove si insegna il dialetto ai bambini. I fedelissimi di ieri e i traditori di oggi: Roberto Maroni e che cosa pensano davvero di lui a casa Bossi. L’Umberto di ieri diceva: «Porto la famiglia in battaglia con me. La mia donna e i miei figli devono sentire l’odore della polvere e il fragore metallico delle spade». Quello di oggi scoppia in lacrime in pubblico: «Mi scuso per i miei figli». La famiglia (nel bene e nel male) è la chiave per ca­pire lo scandalo che si è abbattuto sul Carroccio, ma anche per scoprire il futuro del partito più vecchio d’Italia”, così si legge nella quarta di copertina del libro.

I due giovani autori si sono confrontati con Marco Giovannelli, direttore di Varesenews e Andrea Giacometti, direttore di Varesereport. Doveva essere presente, come annunciato, anche Marco Pinti, segretario della Lega di Varese, ma all’ultimo momento ha dato forfait. Avevo accettato con piacere l’invito di Giorgio Michieletto, mio ex allievo, al liceo classico “Cairoli” di Varese, ed ero curioso di vedere come se la sarebbe cavata, l’altro mio ex allievo dello stesso liceo, Marco Pinti, nel difendere le ragioni della Lega, se di ragioni si può ancora parlare. Purtroppo la mia curiosità è andata delusa, per l’assenza di Marco Pinti; ma conoscendolo so che ha dovuto sicuramente rinunciare a malicuore, per ordini superiori (e questa triste vicenda  rappresenta  un’ulteriore prova delle difficoltà in cui si dibatte il movimento) perché non è nella sua natura tirarsi indietro: avrebbe sicuramente partecipato sostenuto e difeso ciò che ancora poteva essere difeso e condannato senza se e senza ma ciò che andava criticato e condannato del suo movimento. Ho apprezzato il modo sereno ed argomentato con il quale i due giovani coautori hanno risposto alle simpatiche ed affettuose “bordate” dell’agguerrito direttore di Varesenews, ma anche alle pertinenti riflessioni del “bonario” direttore di Varesereport e alle domande e agli interventi del pubblico. Il libro a me è piaciuto: è avvincente, piacevole e si legge d’un fiato. Nel suo piccolo è uno spaccato di quel familismo amorale che il ventennio Berlusconi-Bossi ci ha lasciato in eredità. Nel mio breve intervento dopo aver espresso il mio apprezzamento e compiacimento per il libro, ho chiesto a Giorgio Michieletto quanto quell’educazione ai mass-media, (lettura sistematica di quotidiani di tendenze diverse,   la visione di Tg nazionali ed esteri,  la scrittura in classe  di articoli di giornali ecc.)  fatta insieme al liceo l’avesse  aiutato a scegliere la carriera di giornalista e a scrivere il libro. La risposta di Giorgio è stata positiva e questo per un insegnante come il sottoscritto, che ha dedicato tutte le sue energie e la sua passione alla formazione di cittadini democratici impegnati, tolleranti, autonomi critici e responsabili, non può che essere di grande conforto. Se questo accade a Varese, c’è speranza per l’Italia. Ai giovani coautori, oltre al mio apprezzamento, vada l’augurio di nuove e stimolanti pubblicazioni. Al caro Giorgio, ex allievo perspicace e profondo dico solo ad maiora; al caro Marco Pinti, ragazzo intelligente e simpatico, rivolgo le congratulazioni più affettuose e sincere per la carica di segretario cittadino e l’invito a contribuire a far pulizia nel suo movimento e a ricordarsi sempre  quello che dicevamo in classe durante le ore di educazione civica al liceo “Cairoli”: “Non dimenticate, cari ragazzi, di impegnarvi in politica, non importa in quale partito o movimento, ma ricordate che la politica non deve essere una professione, ma un servizio in favore di tutti i cittadini”.

Romolo Vitelli

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