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Chiesa

GIOVANNI XXIV

SERGIO REDAELLI - 22/03/2024

cubaIn questo dissennato 2024 sedotto dalle sirene della guerra, il papa è l’unico capo di Stato che parla di pace e tutti si affrettano a chiedergli se abbia intenzione di “dimettersi”, di rinunciare alla mitra e di ritirarsi a vita privata come fece il predecessore Benedetto XVI. La risposta è sempre la stessa: non ho alcuna intenzione di andarmene, fatevene una ragione. Invano commentatori, cronisti, inviati speciali, scrittori, vaticanisti e “vaticanologi” provano a strappargli qualche dubbio interiore, qualche spiraglio di possibilità. Niente da fare. Francesco lo mette anche per iscritto: “Ipotesi lontana, non ci sono motivi seri per farlo”.

La conferma, l’ennesima, è contenuta nell’autobiografia “Life. La mia storia nella Storia”, scritta con Fabio Marchese Ragona vaticanista di Mediaset in uscita in questi giorni per HarperCollins. “Penso che il ministero petrino sia ad vitam – mette in chiaro Bergoglio una volta per tutte – le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato”. Con buona pace dei detrattori Francesco gode di buona salute “e a Dio piacendo – ripete – ho molti progetti ancora da realizzare”.

Bergoglio spiega il significato dell’iniziativa editoriale nella homepage del sito HarperCollins: “Life vede la luce perché, soprattutto i più giovani, possano ascoltare la voce di un anziano e riflettere su ciò che ha vissuto il nostro pianeta, per non ripetere più gli errori del passato”. Dunque il papa rilancia la propria azione pastorale sottolineando il valore dell’anzianità, un’età della vita equilibrata per definizione ed esperta delle cose di questo mondo. Come a dire: non vi parlo da papa, ma da nonno saggio. Tuttavia, spedirlo in pensione anticipata rimane il passatempo preferito dai giornalisti.

I media giocano a indovinare l’identità del successore e i nomi che vanno per la maggiore appartengono all’italiano Matteo Zuppi, capo dei vescovi italiani e ambasciatore pontificio in Russia e in Ucraina, al filippino Luis Antonio Tagle, teologo asiatico del dicastero per l’evangelizzazione dei popoli e a José Tolentino de Mendonça, figlio di pescatori, prefetto del dicastero per la cultura, tutti e tre molto vicini a Francesco. E il pontefice, a cui non manca l’umorismo, alimenta il gioco con indicazioni enigmatiche e suggestioni romanzesche che fanno felici i titolisti dei quotidiani.

Secondo Bergoglio il successore si chiamerà Giovanni XXIV. Lo ha ripetuto ai cronisti in diverse occasioni, per esempio durante il recente volo di ritorno dalla Mongolia a proposito di un possibile viaggio in Vietnam: “Se non andrò io – rispose tra il serio e il faceto – andrà Giovanni XXIV”. Parlando nel 2021 con il vescovo di Ragusa che lo invitava a visitare la città nel 75° anniversario della diocesi replicò con lo strano annuncio “lo farà Giovanni XXIV nel 2025”.

Lo stesso nome ricorre nel romanzo “Roma senza papa” che lo scrittore varesino d’adozione Guido Morselli diede nel 1974 al personaggio del pontefice che abbandona la città eterna per Zagarolo. Di un Giovanni XXIV parlano il romanzo del 1907 “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson disponibile in Italia da Fazi Editore la cui lettura è raccomandata dallo stesso Francesco e il racconto “Fantasie papali” di Juan Manuel de Prada, che fa parte della raccolta “Il papa senza corona” curata da Giovanni Maria Vian per Carocci Editore nel 2022 dove compare un pontefice argentino figlio d’emigranti italiani.

C’è una suggestione letteraria all’origine del rebus? Può darsi, ma qualcuno ricorda che il 13 marzo 2013, dopo l’elezione al quinto scrutinio, Francesco rivelò che, se fosse stato eletto al posto di Ratzinger già nel conclave del 2005, quando era stato il suo più accreditato antagonista, avrebbe voluto chiamarsi Giovanni XXIV, qualificandosi anche nel nome come il successore del “papa buono” che aveva promosso il Concilio Vaticano II e che preservò la pace nella crisi di Cuba del 1962 riuscendo a disinnescare la minaccia internazionale dei missili russi. Poi cambiò idea e scelse Francesco, ma l’indicazione resta valida per il successore.

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