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Società

RINASCERE

ROSALBA FERRERO - 22/03/2024

luca2Luca Barisonzi, classe 1990, Primo Maresciallo in Ruolo d’Onore, Croce d’Argento al merito dell’Esercito, è autore del libro “La Patria chiamò. La vita di un alpino dalla missione alla rinascita”, in cui fissa ricordi e riflessioni dall’arruolamento alla missione in Afghanistan. Lo ha scritto con Paola Chiesa durante il lungo ricovero all’ospedale Niguarda di Milano perché Luca, il 18 gennaio 2011, è stato vittima di un attentato in cui – ferito al polmone e alla schiena – è rimasto paralizzato.

«A diciotto anni ho realizzato di essere libero – racconta – potevo scegliere se lavorare con mio padre o continuare gli studi o altro; tutta questa libertà di scelta che i ragazzi in altri Paesi non hanno, viene dal sacrificio di chi ci ha preceduti. Hanno dato la vita perché fossimo liberi».

«Questa riflessione mi ha spinto nel 2008 a presentare la domanda per arruolarmi nell’esercito, per aiutare gli altri godere della stessa libertà che ho io. Convocato a Sulmona ho imparato a fare la lavatrice, il letto, a essere autonomo in tutto» dice Luca che partecipa poi al concorso per le missioni all’estero; con l’8° Gruppo Alpini a Venzone si allena per poter partire per Herat. Arriva a Cop Highlander, un piccolo avamposto italiano nella valle del Murghab, in Afghanistan, avamposto sempre sotto attacco.

Ha un compito rischioso: i suoi sono i primi occhi che devono individuare gli ordigni e il primo che deve avvertire se scappare. È il 2011 in Afghanistan riprende la vita, si riaprono le scuole anche per le bambine e questo inorgoglisce il comando italiano, si stringono anche rapporti amichevoli con gli afgani.

Un ricordo però rattrista Luca: «Per una tempesta di sabbia la base resta a lungo senza viveri». Un ragazzino, che frequenta la base da tempo li aiuta, va al bazar e porta sacchetti di riso. Un giorno, per un paio di volte si avvicina al piantone e subito si allontana, finché si ferma lontano e aspetta che l’ordigno che gli hanno messo nello zainetto esploda, insieme a lui, ma fuori dal campo degli “Italien biscut” che gli regalavano cibo goloso.

Anche Luca è vittima di un attentato: un terrorista si avvicina alla base, ha l’arma senza la sicura: spara. Colpito due volte, Luca non riesce a rialzarsi; è caricato su un elicottero e sviene. «Mi risveglio a Ramstaad: mi dicono “ferito alla schiena, al midollo”. Poi mi risveglio a Niguarda. Voglio tornare alla mia squadra. Reagisco. Faccio gli esercizi caparbiamente. Finché si muove la mano destra. Dopo 9 mesi a letto decidono per la carrozzina: pochi minuti al giorno. Mi faccio aiutare a restarci per ore: svengo tante volte. Ma alla fine posso fare fisioterapia. E riconquisto parzialmente un braccio».

luca3È una vita diversa, vissuta con la solidarietà che il cuore degli Alpini gli offrono. Si muove il Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Corrado Perona: come fa un ragazzo così a tornare in una casa senza ascensore? Ha bisogno di una casa nuova e contatta un altro alpino l’ingegner Favero, attuale presidente: a Luca serve una casa domotica. Ecco “Una casa per Luca”: progetto in poche settimane. Arrivano i soldi (l’iniziativa parte da a Spilimbergo (UD)), ci sono gli spot Mediaset, i consigli dallo staff di Niguarda, un alpino di Intra – florovivaista – gli fa il giardino.

In tre settimane gli alpini donano 800 mila euro una cifra ragguardevole ma appena sufficiente per tutti i dispositivi occorrenti a sopperire alla mancanza dell’uso di gambe e braccia. E poi l’acquisto del terreno a Gravellona Lomellina. Cento trenta volontari al lavoro per cinque mesi e la casa domotica è pronta.

luca1Ma Luca vuole tornare a vivere, in un altro modo. Dopo vari test di idoneità all’ospedale di Aosta nel 2014 sale alla capanna Margherita (4.554 m) sul Monte Rosa con una carrozzina cingolata. «Scollino con fatica ma sono in cima! Torno a casa e sono sereno». Due i motivi che lo hanno spinto a realizzare il progetto “Toccando il cielo”: portare con me, come militare, tutti i feriti e gli amici che non sono tornati, e mostrare le abilità della disabilità, la forza che rimane, la voglia di sognare».

Nessuna parola di odio, nessuna volontà di rivalsa: come ha scritto «Successo non è solo ciò che realizzi nella tua vita, ma anche ciò che ispiri nella vita degli altri».

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