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In Confidenza

PASSARE

Don ERMINIO VILLA - 29/03/2024

aprirePasqua (in ebraico: «pesah») = passare. Non è festa per residenti, ma per migratori… Vedo le persone di fede non impiantate al centro delle certezze, ma continuamente in movimento. Non credente è chi non parte mai e non s’azzarda nell’altrove, assetato.

Allora sia Pasqua piena per chi fabbrica passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi “apertori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri di bene a ogni costo, atleti della parola pace”.

Fa’, Signore, che quando la morte arriverà, mi trovi vivo!”. L’invocazione, attribuita allo psicoanalista inglese Winnicott, parte dalla constatazione che mille problemi e difficoltà intralciano ogni giorno la realizzazione della vita. Si rischia di tirare a campare e non vivere più davvero, con tanti scheletri nascosti nell’armadio del cuore e della testa. E quante volte finiamo per sentirci morti dentro.

Sotto il macigno della complessità ho la consapevolezza dell’intensità della potenza della vita chiusa in me? Dentro il buio della fatica ho la gioia riconoscente della preziosità del dono della vita che vince in me?

Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto. Ma ora vivo trionfa”, si prega.

Mi chiedo allora: qual è la qualità della vita che cerco? Tanti frammenti di vita ogni giorno ci passano tra le mani. C’è chi si accontenta di tenerli insieme in qualche modo con la colla della monotonia.

Nell’estate del 1980 si cantava: “E guardo il mondo da un oblò e mi annoio un po’. Ho mille libri sotto il letto, non leggo più; ho mille sogni in un cassetto, non lo apro più; parlo da solo, mi confondo e penso che in fondo sì sto bene così”. Dopo 40 anni, cosa è cambiato? L’oblò ce lo portiamo sempre dietro, però gli abbiamo cambiato nome, adesso si chiama “smartphone social”.

Pasqua è ogni volta che scommetti che è arrivato il momento in cui il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo è più doloroso del rischio di sbocciare. Dio non sta a guardare il mondo da un oblò: nella risurrezione di Gesù spacca la pietra e abbatte le pareti di ogni chiusura, labirinto, prigione, tomba interiore. Ci riconsegna il cielo, il mondo, la primavera, l’aria, la vita. Quanta pace, gioia, serenità ci sono nascoste perché rimaste dietro ai muri che noi abbiamo costruito o sotto le pesanti pietre da cui ci facciamo seppellire.

Pasqua è ogni volta che ridi dopo aver pianto, rinasci dopo aver creduto di essere morto, perdoni spostando blocchi che seppelliscono, ogni volta che canti e ti piaci ancora.

Pasqua è ogni attimo di vita quotidiana per gli apritori di brecce, i saltatori di ostacoli, i corrieri di bene a ogni costo, gli atleti della parola ‘pace’. Quelli che la morte, ogni morte, trova vivi come il Cristo.

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