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Urbi et Orbi

FRITTELLE DI DIO

PAOLO CREMONESI - 29/03/2024

magliana

Momento di festa alla Magliana

Pasqua: sbocciano i germogli della affacciata Primavera così come gli accenni di una nuova umanità.

Certo non cercando chissà quali esperienze sconvolgenti ma piuttosto cogliendo con occhi semplici i segni della compagnia del Dio con noi.

È quanto accade dalle suore della casa “Madonna di Pompei” alla Magliana, uno dei tanti quartieri di Roma cresciuti in maniera caotica sulla scia del boom edilizio degli anni sessanta.

Legata sua malgrado alla trama di un romanzo criminale che non le appartiene, se non per le origini di uno dei componenti di quel gruppo sanguinario che seminò dolore e lutti, oggi è un misto caotico di vecchie abitazioni dei primi residenti e nuove costruzioni della media borghesia. Per chi ci vive guai a parlarne male: la Magliana è sacra.

In quella che è stata la prima parrocchia storica del quartiere, le suore dell’ordine missionario di San Carlo Borromeo danno vita nella loro casa a laboratori di cucina, ricamo, artigianato con l’obiettivo di creare momenti di comunità.

È il caso di “Famiglie in cucina”, un sabato al mese. «L’idea – racconta suor Anna Maria – è nata al termine di una vacanza estiva quando ci siamo chieste come proseguire la bella esperienza appena vissuta in montagna. Cinque famiglie iniziali sono diventate rapidamente quindici ed oggi per passa parola almeno una quarantina tra genitori e figli partecipano a questo pomeriggio insieme».

Sulla soglia della casa suor Maria Jose’ e suor Alina accolgono i primi che arrivano. Insieme ci si dispone a cerchio nell’ampio cortile interno per cantare e giocare. Dentro le sale dell’edificio intanto ferve l’attività. Suor Ester apparecchia due grandi tavole con piatti, posate di plastica e tovaglioli. Occorre che ogni nucleo familiare abbia un minimo di spazio a sua disposizione e attrezzature adeguate.

Oggi a tema c’è’ un tipico dolce cileno, le sopaipillas, frittelle di zucca. Ogni mamma con il suo bambino o bambini è davanti ad una postazione di lavoro, mentre i padri vengono dirottati nel piccolo cucinino dove si occuperanno della frittura.

«Avete tutti il grembiule?» domandano le suore mentre i bambini adocchiano eccitati le montagnette di farina e burro: non vedono l’ora di mettere le “mani in pasta” appunto.

Dietro ad ogni appuntamento del sabato c’è’ un gran lavoro, Non solo per la ricerca della ricetta (vuoi ispirata alla tradizione locale vuoi alla provenienza etnica sempre più vasta delle suore) ma anche per la preparazione della stessa. In questo caso le zucche sono state fatte bollire in precedenza ed ogni ospite trova già davanti a se le striscia di polpa destinate a essere lavorate.

Suor Maria Josè dall’alto della scala che conduce al cucinino sembra un ammiraglio sulla plancia di comando di una nave. «Forza! Cominciano a schiacciare per bene la zucca. Deve diventare una specie di purè!» I bambini non si fanno pregare: premono, infarinano, imburrano. Ben presto i grembiuli immacolati si tingono di macchie sospette. Via via che l’impasto è pronto con l’aiuto delle mamme e di un bicchiere si ritagliano i dischi di impasto che saranno consegnati ai papà addetti alla friggitura.

Nel frattempo si ride e si scherza. Ma non si fa “caciara”. I primi a prendere sul serio il momento sono proprio i più’ piccoli che, fieri di poter far vedere ai genitori quanto sono bravi, si impegnano con tutte le loro forze. Ogni piatto che lascia la cucina infatti ha scritto il cognome della famiglia. Ciascuno porterà a casa il frutto del suo lavoro.

«Quello che vogliamo comunicare alle persone che frequentano la nostra casa – conclude suor Anna Maria – è che tutto c’entra con Cristo: cucinare, lavorare, cantare insieme. Con Lui tutte le cose prendono una forma bella e curata. Desideriamo che tutti possano fare una vera esperienza di comunione e di amicizia». Una Pasqua appunto.

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