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Chiesa

IL TESORETTO

FELICE MAGNANI - 29/03/2024

preghieraLa preghiera un freno? Un aiuto? Un conforto? Una risposta al dubbio? Una conferma? Un monito? Nella tradizione del cristianesimo popolare, quello professato dalla gente comune, la preghiera ha sempre avuto un ruolo fondamentale, un monito cui appellarsi al termine di una giornata e all’inizio di un’altra, il modo forse più semplice di creare una corrispondenza ideale e non solo con i misteri del mondo, con l’inquietudine esistenziale dell’uomo, i suoi timori e le sue paure, fino alla sua sublimazione nella quotidiana ricerca di Dio.

C’è nella preghiera la parte più spirituale della natura umana, quella che crede, che non si accontenta, che vuole avere una relazione di fede costante con chi, di quel mondo che le gravita attorno, è formalmente il grande generatore. C’è nella forza umana della preghiera la continuità di un sentimento popolare vissuto nell’insegnamento di uomini di chiesa e di famiglie che hanno insegnato la possibilità di vivere un’altra condizione, più equilibrata, armonica, meno egoistica e approssimativa, più legata a un senso profondo e cristiano dell’esistenza.

Nella maggior parte dei casi abbiamo dovuto impararla a memoria a catechismo, sotto l’attenta direzione morale di sacerdoti o insegnanti molto determinati. Un tempo davvero unico e incredibile, in cui l’educazione non era un optional, un fai da te o una condizione arbitraria fondata sul prendere o lasciare, era un dovere morale per tutti. Il catechismo era strettamente collegato a quello familiare, la solennità dell’uno era sincronica a quella dell’altro, c’era un’attenzione reciproca, c’era sempre qualcuno a cui dovevi rendere conto, anche in presenza di un’assenza.

Non esistevano forme interpretative o filosofiche o teologiche o nazional popolari che vantassero un primato, l’educazione era educazione uguale per tutti e il dovere veniva prima del resto. Nella pienezza di una naturale e commisurata corresponsabilità gli adulti e i giovani crescevano fermi nella quotidiana forza taumaturgica della preghiera, anche nei casi in cui perdeva la sua sostanza etica e morale, diventando routine quotidiana, lasciando così per strada quella solennità che le veniva ampiamente riconosciuta.

Nelle famiglie, soprattutto la sera prima di coricarsi, ci si riuniva intorno al tavolo e si recitava il Rosario. Anche nelle forme meno esigenti e un pochino più arbitrarie, la mamma richiamava i figli al pensiero serale sulla vita, sulla necessità di amare, di fare bene, di avere sempre un’attenzione viva nei confronti di Dio, della Madonna e dei Santi. C’era insomma una cintura di sicurezza dalla quale era difficile poter uscire senza aver fatto fino in fondo il proprio dovere. Dunque la preghiera era anche un dovere.

Eravamo ancora lontani dall’autorevolezza di natura strettamente teologica o filosofica, la paura di Dio formalmente fondata su una cultura clericale che informava la società post bellica, negarla significava non fare il proprio dovere, mancare di rispetto, esercitare una trasgressione. L’incidenza dell’educazione sentimentale, di quella religiosa e di quella familiare era molto forte, uscirne significava entrare in conflitto aperto con se stessi, con la famiglia, con la chiesa e con il mondo, erano molto pochi quelli che lo facevano senza subire contraccolpi di natura psicologica, sociale o morale.

Nella vita delle persone la preghiera è stata comunque fondamentale, nella maggior parte dei casi è stata una terapia non solo per il raggiungimento della salute interiore o della santità, ma anche soltanto nella ritrovata pace morale e mentale. Pregare nel silenzio o nella solitudine, trovare un rapporto individuale con Dio o anche di natura corale ha favorito la possibilità di aprire porte e finestre all’idea che non di solo pane vivessero gli esseri umani. Non si prega solo per ottenere o per avere, si prega anche per mantenere vivo un equilibrio, per rinsaldare un’armonia, per fare posto a quei pensieri positivi che allietano la vita, soprattutto quella quotidiana, fatta spesso di bisogni, necessità, di incertezze e di insicurezze. La preghiera aiuta, aiuta anche solo a pensare positivo, a iniziare una mattina o un cammino con lo spirito giusto, quello che inclina verso la forza intellettuale e quella morale.

Che nella preghiera ci sia anche una poderosa forza intellettuale è accertato, se per intelletto immaginiamo la possibilità di essere coscienti dell’autorevolezza di quello che facciamo e del perché lo facciamo. Ci sono diversi tipi di preghiere, quelle che abbiamo ereditato dalla nostra tradizione di fede, legate alla figura di nostro Signore e quelle che ci siamo inventate per essere genuini e spontanei, per abbreviare umanamente quella distanza che intercorre tra la terra e il cielo. Entrambe sono un tesoretto di grande rilevanza, una porta sempre aperta per ridare ogni giorno un senso alla nostra vita, a quello che siamo e a quello che ci attende.

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