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Andateci

A CAMPIONE D’ITALIA

SILVANO COLOMBO - 19/04/2024

ghirliPrima di arrivare a Campione d’Italia, sulla sinistra, dove è il lago, sorge il Santuario della Madonna annunciata di Ghirli. Dico di Ghirli perché è il topònimo storico, citato nella donazione del longobardo Totone (sec.VIII) alla basilica di Sant’Ambrogio di Milano. Che poi è il motivo fondante del fatto che il territorio di Campione è d’Italia e non della Confederazione Elvetica e patrimonio della chiesa ambrosiana.

Il documento cita la chiesa di Santa Maria di Willari. Nel latino dell’alto medioevo Willari significa piccolo villaggio, come un agglomerato di case. Dal topònimo Willari i filòlogi insegnano che si passa a Guillari ed infine a Ghirli (come da war a guerra). Del resto qui da noi c’è Ghirla. Ciò per togliere di mezzo la persistente credenza che ghirli alluda allo stridìo delle rondini o più direttamente alle rondini.

Si pensi all’amena interpretazione di una studiosa comasca che per dare corpo alla ricorrente credulità identificava nella colomba dello Spirito Santo che sigilla il fastigio della facciata un rondinone. Ma tutti sappiamo che una colomba non è una rondine!

Superato l’incaglio del topònimo, entriamo nel Santuario ma dalla parte del lago, della sua facciata, e consideriamo che l’ampia scenografica scalinata che dal lago porta al piano della chiesa è la dimostrazione che il punto di vista del Santuario era soltanto quello di lago, perché solo dal lago si sarebbe valutata l’imponenza del richiamo alla Annunciazione di Maria. Un manifesto che tutti i viandanti per lago, specialmente se provenienti da terre protestanti, avrebbero dovuto ben intendere.

Il Santuario, di origine alto-medioevale, poi ampliato nel corso del Trecento, completato di tiburio nel corso del Seicento, e della facciata settecentesca, contiene una vera e propria summa della pittura medioevale, di quella rinascimentale e di quella tardo-manieristica, pre-barocca.

Lascio a voi di scoprirla. A me interessa specialmente richiamare le vostra attenzione su un affresco che si trova sulla parete di sinistra, entrando, che rappresenta di Santi Quattro Coronati, che in effetti sono cinque. Sono questi, in origine, scultori scoperti da Diocleziano in Pannonia, martiri cristiani (sull’argomento vedi Franco Mazzini, Affreschi e sculture dalla metà del Trecento all’inizio del Cinquecento, in AAVV, Il Santuario di Santa Maria dei Ghirli in Campione d’Italia, Comune di Campione d’Italia-Amilcare Pizzi Editore 1988, p. 98 e note relative).

A ben vedere, per quanto la scena risulti per frammenti, si scorgono le figure di uomini sì aureolati, quindi Santi, ma intenti a svolgere mansioni tipiche degli scalpellini che costituivano un vanto per la terra di Campione.

È uno spaccato di una bottega di lapicidi, che con strumenti come il compasso, la squadra, la mazza, lo scalpello, il mazzuolo, uno scalpello corto, una piccozza corta a doppio taglio lavorano le pietre per farle diventare basi, capitelli, fusti di colonne.

Il lavoro santifica, e questa è la lezione che i campionesi hanno voluto sigillare nella chiesa del piccolo villaggio di Campione mediante il pennello di un Maestro frescante trecentesco. Da vedere!

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