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Pensare il Futuro

NONNE 1, SVIZZERA 0

MARIO AGOSTINELLI - 19/04/2024

klimaGli Stati sono responsabili di fronte ai cittadini. Si tratta di un principio giuridico affermato, ma quasi sempre disatteso dalle sentenze condizionate dal timore della moltiplicazione dei ricorsi su vasta scala. Le nonne svizzere dell’associazione KlimaSeniorinnen (“Anziane per la protezione del clima”) in questo senso hanno ottenuto un successo che fa storia nel rapporto cittadini-Stato, nella capacità di incidere concretamente nelle scelte a favore dell’ambiente, nel freno da porre ai cambiamenti climatici, nella speranza di una conversione.

Il caso riguardava la denuncia di quattro donne e di un’associazione svizzera, “Verein KlimaSeniorinnen Schweiz”, appunto, i cui membri sono tutte donne anziane preoccupate per le conseguenze del riscaldamento globale sulle loro condizioni di vita e sulla salute. Ritengono che le autorità svizzere, nonostante i loro obblighi ai sensi della Convenzione, non intraprendano azioni sufficienti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

La Corte – con una maggioranza di sedici voti contro uno – ha sanzionato la violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e, all’unanimità, ha ribadito che c’era stata una violazione dell’articolo 6 § 1 (accesso ai tribunali da parte di associazioni). Quindi, ha stabilito il diritto ad una protezione effettiva da parte delle autorità statali e giuridiche contro i gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita.

Anche se ha ritenuto che i quattro singoli ricorrenti non soddisfacessero i criteri dello status di vittima ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione, ha dichiarato che l’associazione ricorrente, al contrario, aveva il diritto (“locus standi”) di proporre reclamo in merito alle minacce derivanti dai cambiamenti climatici nello Stato convenuto, per conto di quegli individui che potevano sostenere di essere soggetti a minacce specifiche o effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla loro vita, salute, benessere e qualità della vita tutelati dalla Convenzione.

La Corte Europea ha quindi ritenuto che la Confederazione Svizzera non avesse adempiuto ai suoi doveri (“obblighi positivi”) ai sensi della Convenzione sul cambiamento climatico, avendo individuato lacune critiche nel processo di messa in atto del relativo quadro normativo nazionale, inclusa l’incapacità da parte delle autorità svizzere di quantificare, attraverso un bilancio del carbonio o in altro modo, le limitazioni nazionali alle emissioni di gas serra (GHG).

Anche la Svizzera, come peraltro l’Italia, non è riuscita a raggiungere i suoi precedenti obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Pur riconoscendo che le autorità nazionali godono di un ampio potere discrezionale in relazione all’attuazione delle leggi e delle misure conseguenti, i giudici hanno ritenuto, sulla base degli elementi a loro disposizione, che le autorità svizzere non avevano agito in tempo e in modo adeguato per ideare, sviluppare e attuare legislazioni e misure pertinenti in questo caso.

Inoltre, la Corte ha risposto anche alla doglianza dell’associazione ricorrente relativa all’effettiva attuazione delle misure attenuanti previste dal diritto interno vigente, ritenendo quindi che i tribunali svizzeri non avevano fornito ragioni convincenti sul motivo per cui non avevano ritenuto necessario esaminare la fondatezza delle lamentele dell’associazione ricorrente. Non avevano preso in considerazione le prove scientifiche convincenti riguardanti il cambiamento climatico e non avevano preso sul serio le denunce!

A Strasburgo si è sancito quindi un principio generale e non è stata emessa soltanto una condanna: il contrasto al cambiamento climatico è un diritto umano e la tutela della salute del pianeta va di pari passo con la salute della nostra specie. La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha risposto a una legittima esigenza dei cittadini, che ritenevano che il governo svizzero avesse adottato misure insufficienti per la riduzione delle emissioni.

In definitiva – e questo è un fatto di importanza storica – è stato sancito che la qualità della vita, la salute e il benessere delle cittadine che lo Stato è tenuto a garantire sono minacciati o negati dai cambiamenti climatici. Non è affatto poca cosa. Tutti gli altri governi ora sono preoccupati. Chissà che non comincino davvero a fare sul serio.

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