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L'antennato

POLVERE DI STAR

STER - 19/04/2024

????????Chi dice dieci milioni per quattro anni, chi quindici per tre: sono comunque una pioggia gli euro che Amadeus si porterà a casa capitalizzando al meglio il passaggio di scuderia, ufficializzato lunedì 15 aprile.

Il re degli ultimi cinque Sanremo, l’imperatore dell’access-prime time (cioè quella pregiata fascia televisiva che segue i tg della sera) ha infatti deciso dopo lungo travaglio di non rinnovare il contratto con la Rai, alla quale era riapprodato dopo un’infelice esperienza Mediaset, alla metà degli anni ’10, per ragioni ancora non del tutto esplicitate.

Ad accaparrarsi il campione della tv pubblica c’è il gruppo Discovery, che sta dietro al canale 9 (tra il resto) e che già l’anno scorso ha soffiato alla Rai un altro cavallo di razza: Fabio Fazio, il quale, trasferitosi armi e bagagli alla corte del network americano, sta mietendo in questa prima stagione un grande successo, pari a quello che aveva (e ha sottratto andandosene) alla sua Raitre.

Per Amadeus la Rai “ha fatto tutte le proposte possibili in termini economici ed editoriali, nella piena e massima libertà artistica” ha chiosato la nota della Tv di Stato commentando la decisione del conduttore di andarsene; ma la differenza l’hanno fatta probabilmente le condizioni a contorno: il conduttore veronese – secondo quanto trapelato – ha chiesto la possibilità di produrre da solo i format, si è parlato anche di una (molto italiana) richiesta di un posto di lavoro per la moglie, la bella soubrette Giovanna Civitillo, e l’esenzione da quegli obblighi aziendali che prevederebbero – stando a voci di corridoio non smentite dall’interessato – tour promozionali in programmi zoppicanti e persino una “dinner-opportunity” con un conduttore (di cui taceremo il nome per carità di patria) che versa in pessime acque a causa delle sue sbandierate e importanti aderenze politiche e le sue altrettanto dimostrate difficoltà a “bucare lo schermo”.

Si è parlato anche del fatto che ad Amadeus sia stato caldeggiato un avvilente parterre di cantanti “d’area” da inserire nel cartellone del Festival 2024, richieste però rispedite al mittente. La Rai ha stroncato queste voci “prive di fondamento e dannose per la credibilità dell’azienda” e anche lui comunque, affidando ai social la videoletterina di congedo di prammatica, nega di aver fatto mai pressioni con la Rai per piazzare famigliari o per escludere ex-agenti che oggi gli sono sgraditi (leggi: Lucio Presta, il potente procuratore mollato alla vigilia dello scorso Festival). Sono insomma volati gli stracci, se voci di questo tipo, false o vere che siano, trovano modo per circolare.

La scelta di Amadeus – al grido di “È tempo di nuovi sogni!” – presa in forza di ragioni che a buon titolo si può supporre siano più profonde di quelle fatte trapelare, fa tuttavia apparire evidente che la Rai in questi tempi sia quantomeno in preda a tensioni politiche fuori misura, che arrivano a infastidire persino uno dei volti – peraltro ostentatamente apolitico – invece maggiormente da blandire e mettere in condizione di lavorare bene, non fosse altro per il ritorno in termini pubblicitari che garantisce all’azienda in questo suo periodo di grazia (e che prima o poi, come per tutti, finirà). Solo per Sanremo, si parla di una raccolta pubblicitaria da 227 milioni di euro in cinque anni.

Ma è anche lecito pensare che questa polemica che da settimane campeggia sui giornali e fa discutere gli addetti ai lavori possa essere anche una carta giocata abilmente per distrarre l’attenzione da partite politico-mediatiche ben più pregnanti per chi sta sul ponte di comando, come ad esempio la riforma della Par Condicio in vista delle prossime elezioni europee. Si tratta di una modifica della normativa che – recependo una delibera dell’AGCOM – prevede di valutare le presenze dei politici nei programmi televisivi non solo dal punto di vista “quantitativo”, ma anche “qualitativo”, quindi considerando non solo la durata, ma anche la rilevanza delle ospitate, ad esempio in base alle fasce orarie e dunque alla visibilità offerta, un sistema che – secondo alcuni – favorirebbe ulteriormente la presenza in video di esponenti di governo.

Se si tratta davvero di questo, si può ben dire che in Rai siano davvero maestri dell’intrattenimento, anche quando ne perdono dei pezzi importanti.

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