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Libri

UN COSTRUTTORE DELL’ITALIA DEMOCRATICA

CESARE CHIERICATI - 15/06/2012

Italo Pietra

Ci sono uomini che hanno dato una mano decisiva prima nella conquista della democrazia dopo il ventennio fascista poi nella costruzione e nella difesa delle istituzioni repubblicane, infine nel rinnovamento culturale e morale di questo nostro avventurato paese, uomini di cui si coltiva purtroppo una memoria distratta e vaga. È il caso – tra i molti – di Italo Pietra, direttore del quotidiano il Giorno dal 1960 al 1972, “certamente l’avventura giornalistica di maggior rilievo politico e culturale del secondo Novecento” come sostiene, a ragione, Corrado Stajano, saggista di prima grandezza che con lui collaborò a lungo. Tuttavia se i meriti di Pietra sono noti e riconosciuti in ambito editoriale e mediatico, assai meno nota è la sua vicenda personale e pubblica di militare e partigiano delle colline dell’Oltrepò Pavese dove era nato il 7 luglio del 1911, dunque centoun anni fa. Vista la scarsa attenzione dedicata lo scorso anno al centenario della sua nascita, un gruppo di amici ha pensato di ricordarlo con un gradevole libretto, finanziato in proprio, e pubblicato da una piccola quanto coraggiosa casa editrice di Varzi.

Regista dell’operazione Vittorio Emiliani, giornalista e saggista di fama, prima allievo e poi amico di Italo Pietra sul quale ha raccolto le testimonianze di quanti lo conobbero a fondo e con lui intrecciarono rapporti di lavoro, di appartenenza politica ma anche di semplice amicizia e solidarietà. I brevi saggi, tutti di agile scrittura, sono firmati da Corrado Stajano, Angelo Del Boca, Giorgio Ruffolo, Gigi Giudice, Antonio Airò, Livio Garzanti, Ambrogio Arbasino e naturalmente lo stesso Vittorio Emiliani. Un’antologia grazie alla quale si incontra il Pietra in grigioverde, Tenente degli Alpini del battaglione Mondovì spedito prima in Etiopia nel ’35 poi in Albania prima di approdare, dopo l’armistizio con gli anglo americani, alla guerra partigiana di Liberazione nella quale svolgerà, con il nome di battaglia di “Edoardo”, un ruolo di primissimo piano. Pochi sanno, per esempio, che fu proprio Pietra ad entrare per primo a Milano, a capo di una brigata garibaldina dell’Oltrepò, “lui non comunista” come sottolinea Stajano. Una giornata straordinaria della quale, coerentemente con il suo carattere schivo e riservato, non vorrà mai parlare.

 In veste di direttore del Giorno intervistò i grandi della terra dell’epoca: Brandt, Tito, Gomulka, Nehru e sua figlia Indira Gandhi, poi Nikita Kruscev e i leader della resistenza algerina al colonialismo morente dei francesi. Insomma grande cultura e visione internazionale dei problemi del mondo ma anche un illuminato attaccamento alla sua piccola patria dell’Oltrepò, alla montagna, all’agricoltura che, ottusamente dimenticate negli anni del boom economico, avrebbero nel giro di poco tempo presentato al Paese conti sempre più salati in termini di dissesti, inondazioni, inquinamenti. Come dire una catena di sciagure annunciate di cui ancora oggi non si intravede la fine. È stata anche questa consapevolezza preveggente in anticipo sui tempi a fare di Pietra una figura anomala nel panorama giornalistico italiano degli anni sessanta povero di cultura socio-economica e di riferimenti statistici. Aveva una visione “che oggi diremmo globalizzata, o glocal –scrive Emiliani – dal locale al planetario e viceversa”. Lo testimoniano del resto i saggi da lui scritti. Il libro alla sua memoria ne fornisce un accurato inventario in un capitolo dal titolo davvero emblematico: “Così attuali, così introvabili”.

Italo Pietra, 1911-2011, Guardamagna Editori in Varzi, a cura di Vittorio Emiliani.

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