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CHI SONO “GLI AMICI DEL POPOLO”?

SANDRO FRIGERIO - 10/05/2024

Emanuele Monti

Emanuele Monti

Era il 1894 quando Lenin si domandava in un articolo “Che cosa sono gli amici del popolo”. Dopo 130 anni, lo stesso quesito aleggiava in una delle ultime sedute del Consiglio Comunale di Varese. Oggetto: è giusto tassare i “vecchi” frontalieri, chiedendo loro un contributo (leggasi: tassa) per la sanità? La premessa: la sanità in Italia si paga con una quota delle imposte. Quindi, più IRPEF paghi, più contribuisci alla copertura del fondo sanitario, che è la quota che lo Stato “gira” alle regioni. Sono1900 euro per abitante, con un mini- correttivo (un centinaio di euro) secondo l’anzianità della popolazione.

La tassazione in Svizzera è modesta, con aliquote assai più basse di quelle italiane e incide sulle famiglie per il 12%: in media 1200 franchi al mese. Uno dei motivi è che molti di quelli che chiamiamo servizi socio-sanitari in Svizzera sono largamente privati. E il caso di asili nido e scuole materne. E della sanità, che non è finanziata con le imposte ma con un onere obbligatorio benché versato alle diverse “mutue” private, le “Casse malati”. Secondo fonti ufficiali una media di 685 franchi al mese a famiglia.

I frontalieri sono tassati solo in Svizzera e il 38,8% di tali imposte è “girato” ai comuni, nel caso essi siano più del 3% della popolazione, o alle province. Non pagano la “cassa malati” perché sono a carico, con le loro famiglie, della sanità italiana. La musica cambia per i frontalieri assunti dopo il 17 luglio 2023: sulla base dei nuovi accordi, la tassazione finale sarà quella italiana mentre la Svizzera tratterrà solo una quota di “acconto”. Il Governo nella Finanziaria ha così previsto un contributo “compensativo” dal 3 al 6% che verrà deciso dalle regioni interessate. Obiettivo: avere più mezzi per la sanità e il suo personale (che infatti emigra in Svizzera, dove pure non abbonda.)

Il provvedimento ha generato un serrato confronto, soprattutto nelle aree di confine. I sindacati si sono opposti alla misura e dagli enti locali è emersa una posizione analoga. I riverberi si sono manifestati a Palazzo Estense, dove una mozione di Luca Paris (5 Stelle) che invita la Regione Lombardia a opporsi e agire verso il governo è passata con il “si” della maggioranza e l’astensione dell’opposizione di centro-destra. Non senza qualche distinguo. Mentre da parte leghista si sostiene come l’astensione sia un atteggiamento responsabile “verso la gente e verso il territorio” il consigliere di maggioranza Guido Bonoldi, da medico con lunga esperienza ospedaliera, pur favorevole, ha manifestato il suo disagio a dire no a una misura che ha come obiettivo far arrivare delle risorse alla sanità locale. Da qui il suo ecumenico invito a far sì che una quota dei ristorni “sia comunque finalizzata alla sanità e al welfare e serenità del personale”.

emanuele-monti-lega-durante-linterventoA sostenere la mozione, parlando anche di “scarsa efficacia” rispetto all’obiettivo, perché si tratterebbe comunque un numero di persone destinato a contrarsi negli anni, è intervenuto lo stesso sindaco Davide Galimberti. Sul fronte opposto a “dare i numeri” è stato invece il leghista Emanuele Monti. Non uno qualunque, perché Monti è presidente della Commissione Welfare della Regione Lombardia. Inoltre il superministro leghista dell’economia, il varesino Giancarlo Giorgetti, l’ha scelto come uno dei tre componenti del CdA del l’Agenzia Italiana del Farmaco.
Questo il ragionamento di Monti: un frontaliere italiano su un imponibile medio di 60.000 franchi annui paga in Svizzera 3500 franchi di imposte (a noi risultano quasi 5000, ma l’ordine di dimensione non cambia Ndr) Il lavoratore italiano con pari retribuzione pagherebbe 18.500 euro, mentre il “nuovo frontaliere”, grazie alla franchigia di 10 mila euro/annui avrebbe uno sconto di circa 4 mila euro. Poiché il 20% delle tasse pagate in Italia finisce al sistema sanitario, e la quota trasferita ai Comuni è il 38,8%, risulta che il lavoratore contribuisce (insieme con i famigliari a carico) per poco più di trecento euro alla sanità italiana: una mancia e molto meno di quanto pagherebbe non in un anno ma in un solo mese per la “Cassa Malati” Svizzera.

Numeri impressionanti, cui si contrappongono quesiti di legittimità costituzionale: è più grave intervenire “a latere” di accordi tra gli Stati sanciti sul piano legislativo o far pagare per lo stesso servizio rispetto ai “vecchi frontalieri” altri lavoratori 8-10 volte tanto? Dal dubbio ci salva un intervento da parte di un altro esponente di centro destra, il forzista Luca Boldetti: “anche se personalmente ci guadagno, mi sento già in imbarazzo di fronte alla flat tax, che discrimina lavoratori a parità di reddito. Figuriamoci su questo tema”. Giù il cappello.

La vicenda non finisce però qui: la Regione Lombardia ha chiesto ai cantoni Grigioni, Ticino e Vallese i dati per applicare il nuovo prelievo sui “vecchi” frontalieri, ma dal prima la risposta è stata “picche”: non esistono i presupposti legislativi che li riguardano. Se anche gli altri due cantoni si adeguassero, la palla tornerebbe tra Roma e Berna.

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