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Politica

TORSIONE A DESTRA

ROBERTO CECCHI - 14/06/2024

risultatiAlle elezioni europee, a dar retta ai numeri, non è successo nulla o quasi. Perché la vecchia maggioranza di Ursula von der Leyen tiene, seppur con margini più ristretti rispetto al passato. La riproposizione di quella maggioranza, oggi, vorrebbe dire contare su 400 seggi, come coalizione tra «Partito Popolare Europeo» (PPE) con 186 seggi, «Partito del Socialismo Europeo» (S&D) con 135 e i liberali di «Renew Europe» (RE) con 79. Quindi, con un margine di neanche 40 seggi, rispetto alla soglia minima dei 361 che servono per dirsi maggioranza (720 seggi totali). Un rassemblement assottigliato, che avrebbe difficoltà a tenersi in piedi da solo, perché qualche defezione va messa in conto, un 10-20%. Per questo, ci son già stati i primi abboccamenti col drappello dei non iscritti ai gruppi, un centinaio di parlamentari, per convincerli a transitare nella nuova maggioranza. Ma soprattutto, è stata messa in luce da subito la possibilità che ci possa essere il coinvolgimento dei conservatori, come Giorgia Meloni, con i quali nella legislazione precedente, era stato stabilito un rapporto di buon vicinato.

E questo dà la misura che una torsione a destra c’è stata, eccome! come d’altra parte era stato prospettato nei mesi scorsi da quasi tutti gli osservatori. E, a dispetto di quanto s’è appena detto, quei numeri in Europa hanno creato un mezzo terremoto. In Germania, Olaf Scholz ha visto crescere «Alternative für Deutschland» (AfD) oltre ogni previsione, soprattutto nella parte orientale del paese, in quella che era la vecchia DDR, la cosiddetta Germania dell’Est. In Francia, il presidente Macron ha deciso di portare il paese ad elezioni anticipate (un pericoloso gesto di stizza), fra tre settimane, dopo aver visto dimezzati i suoi voti, rispetto a quelli raccolti da Marine Le Pen. Non ha pagato l’atteggiamento interventista del presidente francese verso la guerra in Ucraina, quando ha prefigurato la possibilità di scendere in campo direttamente nel conflitto. Era chiaro che si trattava di un escamotage elettorale per ammiccare al popolo di destra.

Non ha pagato neanche, in Italia, ingaggiare un militare in servizio. Nonostante i voti presi da questo signore, la Lega si trova ad inseguire da lontano i sodali di governo. Prima di tutto «Fratelli d’Italia», che ha confermato ampiamente i voti presi alle politiche, ma anche «Forza Italia» di Tajani è riuscita a mettere il naso avanti. Non ha pagato neanche l’attacco sgangherato al Presidente della Repubblica, in occasione della festa della Repubblica, solo perché s’era azzardato a parlare di sovranità europea. E non ha dato buoni frutti nemmeno l’aggressività sfoderata ultimamente da Giuseppe Conte, con atteggiamenti lontanissimi da quel che è, un docente universitario paludato, in giacca e cravatta, con tanto di pochette.

In Italia, quel che salta agli occhi in queste elezioni, è la conferma del partito di Meloni, come si è detto, al 28,81%, ma anche il PD di Elly Schlein, finalmente si pone come alternativa credibile col 24,08%, nonostante le incertezze che ne han segnato l’esordio. Mentre hanno deluso un po’ tutti gli altri, dalla Lega (9%) ai neocentristi di Calenda e Renzi che sono rimasti sotto la soglia di sbarramento del 4%. Ma quel che preoccupa è soprattutto l’astensionismo. In Europa è ancora sotto il 50%, mentre noi quella soglia psicologica di disaffezione l’abbiamo appena superata (ha votato solo il 49,69%). Ma va detto che è un voto anche il non voto. Riflette il vuoto di riferimenti in cui ci troviamo, nonostante le alchimie dei numeri. Ed è una richiesta di cambiamento non corrisposta.

Indipendente da chi, alla fine, prevarrà nella costruzione delle alleanze, il futuro dell’Europa dipende da come saprà collocarsi “nelle trasformazioni che toccano sia la sfera politica ed economica in senso lato, sia la sfera sociale interessata, e per certi versi persino sconvolta, dalle mutazioni demografiche, dalle alterazioni ambientali, dal conflitto fra culture che mantengono ancoraggi di tipo comunitario e altre che si orientano a privilegiare ’individualismo di singolarità” (Pombeni 2024). Ci aspettiamo che queste sfide siano le sfide di tutti. Buon lavoro.

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