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Cara Varese

L’AZZERAMENTO IN NOME DEL “PROGRESSO”

PIERFAUSTO VEDANI - 22/06/2012

Mi capita di innervosirmi se leggo critiche fatte da qualche “straniero” alla nostra città, poi quando tocca a me o ai colleghi varesini, nessuno escluso, di evidenziare magagne ritengo corretta la violazione di limiti che mi piacerebbe vedere rispettati da altri.

È però un fatto che la classe politica odierna sia perfetta nel calamitare strali, ma se noi cronisti dessimo sguardi più attenti al passato saremmo forse in misura maggiore comprensivi. Il passato infatti ci dice che i civici amministratori d’antan, da noi oggi ogni tanto evocati quasi con nostalgia, in realtà a volte fecero disastri autentici, le cui conseguenze a distanza di decenni paghiamo ancora.

Per esempio, ho letto che il Grand Hotel di Campo dei Fiori, monumento liberty di rilevanza nazionale, in questi giorni compie cento anni. La sua chiusura, l’abbandono totale, hanno mezzo secolo e più e furono l’effetto della scelta, fatta sotto pressione di privati, di chiudere le funicolari per dare spazio ai servizi automobilistici.

Se gli impianti turistici della nostra montagna non fossero stati azzerati nel nome del “progresso”, oggi Varese potrebbe contare su strutture ancora di forte richiamo.

La montagna non è morta del tutto solo grazie all’Osservatorio e a chi ha cercato di rianimare il Sacro Monte con iniziative utili e tuttavia insufficienti per un rilancio a livello nazionale.

Il Grand Hotel è oggi un ripetitore televisivo e uno schiaffo alla cultura e alla storia della città. Funicolari distrutte e teatro abbattuto: Attila negli anni ‘50 ha abitato qui.

Con l’era leghista abbiamo visto finire in discarica un progetto viabilistico di primo piano, la prosecuzione del corso Europa sino a Casciago. Di questo vergognoso flop non parla mai nessuno eppure alla città sarebbe stato risparmiato un vero tumultuoso torrente di auto in transito.

La Lega ha riattivato la funicolare per il Sacro Monte, subito andata in passivo, di uso limitatissimo e priva dei parcheggi alla base, cioè di un servizio fondamentale.

Insomma visti i tempi biblici per discutere eventuali progetti, considerate le scelte inopinate a partire dal Dopoguerra, valutate le disponibilità finanziarie, da oggi e per qualche anno, del nostro Comune forse varrebbe la pena di concedere un’amnistia generale ai politici e di chiedere loro solo la tutela dell’esistente e la sicurezza dei cittadini. Battersi per una Varese più ordinata e pulita è ormai un’esigenza primaria ed è alla portata delle pur misere casse comunali.

Si potrebbe cambiare la squadra di Palazzo Estense, magari lo si farà, per disperazione. Anche il bosino più conservatore ci sta pensando.

Per la sinistra in sella a Varese il primo problema sarebbe quello della credibilità e dell’unità. E il modello nazionale al momento non è rassicurante.

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