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Attualità

L’ACQUA, BENE COMUNE

LIVIO GHIRINGHELLI - 22/06/2012

L’Enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI recita al n. 50: “All’uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura, per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate… c’è spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l’intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente”; e al n. 51: “L’accaparramento delle risorse, specialmente dell’acqua, può provocare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte (l’acqua diverrebbe uno strumento strategico di conflittualità)… la Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso”.

Ne discende che in quanto dono di Dio l’acqua è elemento vitale imprescindibile per la sopravvivenza e pertanto un diritto di tutti basato sulla dignità umana, che la sua utilizzazione deve essere orientata al soddisfacimento dei bisogni di tutti e soprattutto delle persone che vivono in povertà. Non può essere trattata come una merce tra le altre secondo gli stilemi del modello neoliberista e il suo uso deve essere relazionale e solidale. Si verifica invece che un miliardo e trecento milioni di persone sulla terra non hanno accesso all’acqua potabile, che meno di dieci paesi si dividono il 60% delle risorse idriche del mondo con sprechi ed eccessivi consumi quale privilegio delle fasce ricche. Ogni venti secondi un bambino muore per cause correlate alla deficienza delle strutture igienico-sanitarie: 2,6 miliardi di abitanti sulla terra non hanno accesso ad impianti di base (37% del totale); ma vanno anche messi in primo piano i comportamenti igienico-sanitari (onde sensibili risparmi in termini di spese sanitarie). Si pensi alla defecazione all’aperto: 30% nei paesi meno sviluppati, 23% in quelli in via di sviluppo. Nel frattempo cresce il pericolo di accaparramento dell’acqua provocato dalle imprese multinazionali.

Si constata che pochi sono i fondi investiti nel settore idrico rispetto all’agricoltura e alla difesa. La crescita del consumo è determinata poi dall’incessante incremento demografico e dall’uso produttivo. La ripartizione delle fonti è negativa e s’avverte una cattiva politica di gestione. Necessaria è la manutenzione permanente d’impianti e condutture.

Alla luce di tutte queste preoccupazioni e del timore della privatizzazione ecco il ridestarsi da noi di una consapevolezza comune del problema , con il successo registrato nei referendum dell’anno scorso (vedi il quorum tornato sopra il 50%). Si è levata più alta la voce del CICMA (Comitato italiano per un contratto mondiale sull’acqua), si sono animati vari movimenti di base per un controllo democratico partecipato dell’evolversi della situazione e delle soluzioni. La mobilitazione popolare ha riguardato anche i cattolici (vedi ACLI, FOCSIV, Pax Christi, Beati i costruttori di pace – concorso dell’AGESCI). Motto del forum: si scrive acqua, si legge democrazia. Significativi gli interventi di monsignor Mariano Crociata, Segretario generale della CEI, di monsignor Giancarlo Bregantini e sul piano dei mezzi di comunicazione i pronunciamenti di Famiglia cristiana, Avvenire, Aggiornamenti sociali. La battaglia per l’acqua è stata intesa come una battaglia contro la mercificazione della vita con irriducibilità dell’esperienza di fede alle logiche della militanza politica (spazio prepartitico). Si è trattato di una aggregazione dal basso, non di una partecipazione organizzata dalla gerarchia.

Per quel che riguarda comunque l’Italia la media nazionale dei consumi si attesta sui 92.5 metri cubi per abitante con valori superiori alla media europea (85 metri cubi). Le stime recenti parlano di un consumo relativo all’agricoltura del 70%, di una domanda del 20% per l’energia e i settori industriali , mentre rimane la percentuale del 10% per gli usi civili. Fenomeni positivi: si riduce la percentuale delle famiglie che consumano acqua minerale (l’Italia si distingue come prima in assoluto), come la diffidenza nel bere acqua di rubinetto; è migliorata la capacità potenziale depurativa. Purtroppo il 47% di acqua potabile va perduta a causa delle condutture difettose (le maggiori perdite in Puglia, Sardegna, Molise, Abruzzo). Agli scompensi idrici territoriali corrisponde una rete idrica colabrodo. In primo piano la situazione dell’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, il secondo nel mondo: I costi e i prezzi sono in rapido aumento e si nota che in Europa e in Italia l’acqua comincia ad essere in riserva (certi consumi sono francamente smodati).

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