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Cara Varese

IL NOSTRO STORICO TORTO

PIERFAUSTO VEDANI - 07/07/2012

Un po’ per celia, un po’ per non accentuare il difficile momento che attraversano sia la classe politica nel suo complesso a fronte del tornado nazionale sia la maggioranza che regge Palazzo Estense, avevo proposto… l’amnistia per i nostri amministratori civici.

Basta polemiche, amnistia alla luce di quanto racconta la storia della città, almeno quella che venne scritta a partire dagli Anni ‘50 del secolo scorso: un lungo periodo costellato di errori marchiani, ben più gravi di quelli, non piccoli, commessi in era leghista. Proposta l’amnistia a patto di garantire alla comunità quel minimo, facilmente raggiungibile, di sicurezza, ordine e pulizia che per decenni ha caratterizzato Varese.

I tempi buoni ritorneranno, i sacrifici oggi vanno accettati, nel limite del possibile chi può tenda una mano a chi è in difficoltà, ci sia comprensione per chi deve amministrarci e non ha risorse, si guardi con simpatia a chi progetta per il futuro nel quale però ci dovrà essere più posto per i cittadini non come distratti elettori, ma come consapevoli ed esigenti controllori.

Perché il torto di noi varesini è sempre stato questo: delega, fortemente ideologizzata, sempre in bianco a chi governa, anche da somaro, e poi arrivederci alla prossima tornata, vale a dire nessuna valutazione critica dei risultati ottenuti anzi già subito pronti per il bis, che nel passato recente era democristiano, socialista o leghista.

Errori, grossi, ce ne sono stati, vedi funicolari chiuse, teatro abbattuto, collegamenti stradali non realizzati, la città urbanisticamente non programmata e razziata dalle brigate del cemento; di recente invece sul futuro molte idee, tante chiacchiere e in posti chiave uomini non sempre all’altezza perché, si dice, la loro scelta è stata suggerita dal “circondario” femminile.

Adesso chiedere vivibilità, senso civico e buona educazione non è allora la fine del mondo. Chiaro che non è certamente la giunta comunale a insozzare la città, ma è insopportabile che in qualche misura siano impuniti padroni di Varese degli incivili, non pochi dei quali sono aborigeni.

C’era una volta un tifo esagerato nei comportamenti sia al “Franco Ossola” sia al palasport: ha procurato grane e brutta immagine alla città, poi si è capito che altre erano le strade da percorrere per stare vicini alle squadre del cuore e mi sembra che i bilanci degli sportivi in questi anni siano stati buoni, se non esemplari considerando quello che passa in Italia il convento.

Non occorrono ronde da SS né durezza per ridare civiltà al centro urbano e si può considerare anche la disponibilità di uno spazio per gli scrittori da muro, alcuni dei quali hanno talento, ma non è troppo chiedere al sindaco che legge e ordine siano la normalità per una città che ha avuto sempre una grande cultura del rispetto. E per tutti, immigrati compresi.

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