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Politica

PROTOMARTIRE PER MAFIA

LIVIO GHIRINGHELLI - 13/07/2012

Il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno (era nato a Palermo nella borgata di Brancaccio il 15 settembre 1937), don Pino Puglisi è trucidato dalla mafia. Come risulta dalle inchieste giudiziarie compiute, il Parroco sconta a caro prezzo l’impegno profuso a favore dei quartieri più emarginati e soprattutto dei giovani, recuperati dagli allettamenti e condizionamenti della criminalità mafiosa per una cultura della legalità illuminata dalla fede. È ucciso significativamente in strada, dove la sua presenza si manifesta in termini di ascolto, di denuncia, di condivisione di una situazione contrassegnata da miseria, precarietà, degrado. “Ha vissuto la strada – quella strada che Gesù ha fatto sua – come luogo di povertà, di bisogni, di linguaggi, di relazioni e di domande in continua trasformazione” è stato il commento appropriato di don Ciotti. Ha rifiutato le passerelle e i facili proclami, professando una grande passione per la giustizia con l’impegno quotidiano, senza clamori, con l’esercizio puntuale di un ministero di verità.

L’attenzione ai giovani e all’urgenza dei problemi sociali risulta già dalle sue prime esperienze, una volta ordinato sacerdote il 2 luglio 1960; riconcilia le famiglie con la forza del perdono nel piccolo paese di Godrano, afflitto da una sanguinosa faida; diventa protagonista del Centro diocesano vocazioni, che orienta verso un percorso formativo esemplare; insegna religione presso istituti superiori della città; assiste ragazze in difficoltà; assume l’incarico di Direttore spirituale presso il Seminario Arcivescovile, finché il 29 settembre 1990 è nominato Parroco della Parrocchia SAN Gaetano di Brancaccio, suo luogo d’origine e di elezione. Può così incarnare l’annuncio di Cristo nel territorio e fare scoprire alla sua comunità l’incompatibilità della mafia con la fede, memore anche del solenne monito di Giovanni Paolo II in Agrigento, 9 maggio 1993: “Dio ha detto: non uccidere! L’uomo, qualsiasi agglomerazione umana o la mafia, non può calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: Convertitevi! Per amore di Dio, mafiosi, convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre malefatte”.

In epoche remote a questo ministro di Dio, mite, ma fermo nei propositi, che si può definire un protomartire per mafia, sarebbe stata riconosciuta in tempi brevissimi, se non immediati, la santità, l’onore degli altari. Ma si è trattato di un martirio atipico, non rientrante facilmente negli schemi tradizionali dell’agiografia. Quanti compromessi nella tradizione del prete che fa il prete (battesimi, prime comunioni, matrimoni, ultime assoluzioni, funerali ecc.), mantenendo il silenzio sulle aberrazioni che lo circondano, sul costume dei mafiosi che ostentano una falsa devozione, professano preghiere solo a fior di labbra, le Bibbie a portata di mano, la presenza esibita nel corso di processioni solenni e feste di santi patrocinate. Don Puglisi non è di questi, ha diffuso coerentemente col Vangelo semi di libertà, ha voluto affrancare le coscienze serenamente , senz’odio, ma senza esitazione e senza paura e la mafia l’ha ucciso spregiudicatamente, provocatoriamente in odium fidei. Così la Chiesa ufficiale via via ha proclamato in modo sempre più chiaro alla luce dei tempi l’incompatibilità assoluta tra fede e organizzazioni mafiose, ‘ndrangheta e camorra.

La causa di beatificazione è stata aperta a Palermo nel 1999 dal Cardinal Salvatore De Giorgi; don Mario Torcivia ha preparato una positio inoppugnabile e ha trovato un postulatore in Monsignor Bertolone sulla base di questa convinzione: “Si possono definire cristiani quelli che arrivano a sciogliere un bimbo nell’acido?”. Benedetto XVI a Palermo nell’ottobre 2010 ha proclamato don Pino esempio di fede e di coraggio: “Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte incompatibile col Vangelo”. E il Papa ha autorizzato giorni fa la promulgazione del Decreto della Congregazione per le cause dei Santi (Prefetto il Cardinal Angelo Amato), per cui la causa della beatificazione è in fase conclusiva. Don Pino sorridendo ai carnefici: Vi aspettavo.

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