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Società

VITTORIE E SCONFITTE DELL’ESSERE DONNA

LUISA NEGRI - 27/07/2012

La meraviglia e la ricchezza, ma anche il limite, del mondo femminile è che non c’è un unico mondo femminile. L’immagine della donna che avanza tra i lavoratori de “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo reggendo tra le braccia un bambino, simbolo di donne che avanzano tutte insieme, è un’immagine cara alle femministe, ma ormai intaccata dalla realtà dei fatti.

Perché la realtà del mondo femminile non è mai stata così varia come oggi. Come hanno dimostrato di recente l’ex vice della Clinton, quella Anne-Marie Slaughter che ha deciso di lasciare il governo per la famiglia, e la neodeputata francese Axelle Lemaire, che ha detto di no a un posto di ministra offertole da Hollande. “Ho scelto di fare politica per migliorare la vita degli altri, non per peggiorare la mia” ha motivato la Lemaire.

Elogiate o criticate, esaltate o utilizzate sui blog al fine di sostenere le personali convinzioni, hanno suscitato, attorno alla loro scelta di privilegiare la famiglia, un’attenzione sui media che ha avuto il merito di far almeno riflettere e riportare tutti coi piedi per terra. Se in casa nostra stravince in questi giorni l’immagine forte e sicura di Valentina Vezzali, portabandiera italiana alle Olimpiadi londinesi che dichiara in recenti interviste di essere aperta dopo i Giochi a ogni nuova esperienza professionale o politica, con anche la voglia di mettere al mondo un secondo figlio (grazie all’irrinunciabile sostegno di una madre e di un marito pronti a farle da spalla), le decisioni delle due note signore limano almeno un’oncia di margine all’oro della sicurezza muliebre offerta dalla supermedagliata azzurra. E ci fanno ricordare che di Valentina in Italia ce n’è una sola, e che il dato sull’occupazione femminile nel nostro Paese è al 46 per cento contro il 58 per cento della media europea. Se avessimo anche noi quella percentuale il nostro PIL se ne avvantaggerebbe. Peccato per noi – ci rinfacciano gli esperti economici -, peccato per la crescita.

Chiaro che quel modesto 46 per cento di occupazione ha una sua motivazione, mancano strutture di sostegno, e se ci sono, sono troppo care. Il part- time è qualcosa di quasi mai concesso, la vicinanza al posto di lavoro un’ utopia, come lo è ormai il posto fisso. Se alle deficienze elencate suppliscono altre figure muliebri, le mamme in seconda, o rari mariti che hanno scelto di scambiarsi i tradizionali ruoli, allora la donna magari ce la fa a tenersi il proprio lavoro e a progettare pure un avanzamento di carriera. Ma non è tutto qui. La decisione delle due signore, una americana e l’altra europea, ha evidenziato alcuni dati di fatto che hanno una valenza socio-culturale universale: ragionarci sopra è utile e mai scontato. E fondamentale è il rispetto per la scelta fatta, qualunque sia, mai da biasimare, semmai da sostenere. Non ci devono essere stereotipi da proporre insomma, come piaceva già sottolineare alla impegnatissima e femminista Simone de Beauvoir. Ci vuole rispetto per la grinta di chi sa tenere duro destreggiandosi quasi in tutto, ma anche per il coraggio di chi ha deciso di andare controcorrente, in nome dell’amore e della famiglia, che rimane pur sempre il cuore di una società sana.

Rispetto insomma per ogni donna che si vede negata la possibilità di scegliere e deve piegare la schiena, magari sul filo del traguardo, e rispetto per tante donne del mondo (le meno fortunate di tutte), ancora troppe, che non godono neppure dei più elementari diritti. Rispetto infine per quelle che, pur fortunate nel poter decidere, se ne infischiano della crescita del PIL, perché per loro la crescita di un figlio è un investimento che dà frutti nel tempo e non conosce svalutazione. Anche se un giorno, alla prima rinuncia economica necessaria, dovranno spiegargli che al mondo “non si può avere tutto e tutto insieme”. Esattamente come ha risposto la Slaughter a chi le ha posto domande troppo scontate o le ha rinfacciato di non avere sufficiente grinta.

Se si deve scegliere, perché le condizioni della società te lo richiedono- succede anche quando ci sono le doti e sei ai più alti livelli di professionalità, ha dimostrato la Slaughter – non ci sono dubbi: un’ora trascorsa con tuo figlio può valere più di un lauto stipendio e di una carriera.

Rimane sempre vero che il sorriso e le braccia di un bambino, stretto al collo di una madre, sono comunque una ricompensa sicura.

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