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Politica

QUI AD ATENE FACCIAMO COSÌ

LUISA OPRANDI - 27/07/2012

Una seria politica di pari opportunità può essere una splendida occasione per favorire la più estesa partecipazione alla vita del territorio. Spesso però siamo talmente condizionati da una forma mentis che associa esclusivamente le pari opportunità a qualcosa che sappia di femminismo e di lotta per l’emancipazione, da perdere di vista quanto in realtà questa espressione abbia in sé il gusto delicato e fattivo della condivisione. Si tratta infatti di offrire condizioni di parità ai vari livelli: è uno stile nel pensare il quotidiano, il sociale, la scuola, il lavoro, il merito, l’ambiente, i luoghi e le condizioni di vita nelle città.

A Varese la delega alle pari opportunità è assunta direttamente dal primo cittadino, identificandosi quindi come scelta di voler garantire a tutta la politica amministrativa un taglio di specifica attenzione al principio dell’uguaglianza. Una conseguenza concreta di tale logica di governo dovrebbe essere l’applicazione del bilancio sociale, che mette al centro le persone e la trasparente lettura condivisa dei bisogni e delle reali ricadute delle azioni messe in atto sulle diverse componenti sociali e territoriali. Ciò comporterebbe un confronto diretto e sistematico con i cittadini, che verrebbero coinvolti nella definizione delle priorità amministrative, nella distribuzione delle risorse a disposizione, nella verifica dei risultati e in un percorso di educazione alla corresponsabilità. Si aprirebbe così anche una strada virtuosa di progressiva familiarità con gli amministratori, favorendo rapporti di acquisita fiducia e collaborazione.

La democrazia nasce infatti dal bisogno di condividere responsabilità e fatiche, soddisfazioni e risultati, doveri e diritti. In una visione equilibrata di corrispondenza tra quanto si mette a disposizione e quanto si riceve. La logica distruttiva dell’antipolitica, in contesti partecipativi e condivisi, non avrebbe sicuramente margini di respiro e sfiaterebbe facilmente le proprie trombe. In fondo il principio educativo che ogni famiglia, ogni contesto formativo e la scuola applicano alla loro quotidianità sono capisaldi e riferimenti ideali nella costruzione di contesti basati sulle pari opportunità. Si pensa assieme, affidandosi alle specifiche competenze e ai diversificati ruoli di ciascuno, si leggono le necessità senza operare esclusioni, si ascoltano opinioni e pareri, si identificano le priorità, si distribuiscono le risorse umane e concrete, si esplicitano i risultati, si individuano punti di forza e di debolezza, si interpretano coraggiosamente gli eventuali errori e limiti per riequilibrare gli interventi. Del resto, basta riandare al significativo e storicamente fondante discorso che Pericle pronunciò pubblicamente ai propri concittadini, esplicitando i principi su cui si basava la prima democrazia della storia, per ritrovare nelle uguali opportunità e nella condivisione le risorse ideali del bene collettivo:

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. 

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. 

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

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