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Cultura

I CACCIATORI DELLE ALPI, PRECURSORI DEGLI ALPINI

SERGIO REDAELLI - 21/09/2012

Il pezzo forse più prezioso per gli storici locali è la busta del 29 aprile 1900 che il comitato organizzatore spedì allo scultore di Viggiù, Luigi Buzzi Leone, per la replica in bronzo del monumento ai Cacciatori delle Alpi che l’artista aveva già scolpito in pietra grigia. Il bronzo, noto come il Monumento al Garibaldino, si trova in piazza Podestà a Varese e ricorda la vittoriosa battaglia che si combatté a Biumo il 26 maggio 1859 (mentre l’originale in pietra è conservato nell’ex caserma Garibaldi). La “storica” busta è uno dei tanti pezzi in mostra fino alla fine di settembre nella sala in piazza Luraschi, a Porto Ceresio, per l’80° della fondazione del gruppo locale degli alpini. La rassegna, inaugurata il 15 settembre, è al centro di un vasto programma di festeggiamenti che prevede, tra l’altro, un concorso di disegni per le scuole e, sabato 22 settembre, la “serata delle bande” con la sfilata dei gruppi musicali di Besano, Bisuschio e Brenno Useria e il concerto finale in piazza S.Ambrogio.

“I Cacciatori delle Alpi di Garibaldi furono in fondo i precursori degli alpini”, dice l’organizzatore della mostra Salvatore Ferrara, sessantasette anni, ex frontaliere di Porto Ceresio, collezionista di “militaria” della guardia di finanza, polizia, carabinieri e vigili del fuoco; e, per sottolinearlo, espone una bella cartolina dei Cacciatori delle Alpi che viaggiò da Varese a Milano il 5 marzo 1903. “I corpi militari mi attirano – spiega – perché mio padre era carabiniere e perché sono nato in una caserma a Castrofilippo, in provincia di Agrigento”. Ferrara è un personaggio dai mille interessi. Colleziona di tutto. Raccoglie materiali sulla “pietà popolare”, immagini e oggetti di papi, santi e beati, sulla dinastia reale dei Savoia, sul Risorgimento, l’Unità d’Italia e persino relitti dei traghetti affondati nel Ceresio. Ha alle spalle una ventina di mostre fra cui quella del 2006 a Porto dedicata alla Guardia di Finanza con uniformi d’epoca arrivate da Roma, replicata a Cantello e Luino per il centenario dell’ANFI, l’associazione nazionale dei finanzieri.

Torniamo agli alpini. Nella sala Luraschi c’è un piccolo tesoro di oltre trecento cartoline e fotografie d’epoca, cinquanta medaglie, una decina di uniformi che documentano l’abbigliamento delle penne nere dal 1923 a oggi e tanti oggetti che hanno scritto la storia: giberne, borracce, paraocchi per i muli degli anni ‘40, cinturoni, ghette, maschere antigas, una rete mimetica, elmetti e baionette della prima guerra mondiale, munizioni, pezzi di granata, gavettoni della Croce Rossa, una cassetta porta-bombe, zaini, scarponi chiodati e ramponi. Alcuni oggetti documentano i piccoli espedienti quotidiani della dura vita in trincea (una gavetta trasformata in grattugia, il seghetto ricavato da una baionetta). Poi ci sono le picozze, gli sci e le ciaspole per le marce sulla neve, le grucce dei feriti, i copricapi degli anni ’30 con cui gli alpini si riparavano dal solleone in Africa Orientale (uno appartiene al museo etnografico Appiani-Lopez di Porto) e, ancora, un fucile Beretta 91/38, le foto di marce in montagna e dei rilevamenti aerei durante la prima guerra mondiale.

“La metà degli oggetti è mia, il resto arriva da privati e dai gruppi alpini di Arcisate, Bisuschio e Viggiù – spiega il curatore – Ho recuperato un prezioso paio di sci di legno del 1919 a Belluno, appartenevano a un capitano degli alpini nella prima guerra mondiale. Questa mostra racconta come le penne nere vivevano in trincea, in caserma, in guerra. Da quando non c’è più la leva militare, soltanto i volontari diventano alpini e le associazioni registrano un forte calo d’iscritti. La lezione degli alpini è invece più che mai attuale, gente di cuore che non si tira mai indietro, disponibile, solidale, sono tutti valori che vanno scomparendo. Oggi non si fa nulla se non c’è un tornaconto. Vogliamo avvicinare i giovani. Verranno a visitare la mostra le classi elementari e medie di Porto Ceresio che potranno ammirare anche i disegni della professoressa Brenna”.

Sugli scaffali, tra decine di libri, opuscoli e riviste militari, c’è la quarta rara edizione de “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern (Einaudi, 1953) con il drammatico racconto della ritirata di Russia dell’Armir nell’inverno del ’42; le foto della medaglia di bronzo Angelo Gattoni e della medaglia d’argento Vincenzo Luraschi, entrambi di Porto Ceresio, arruolati nel battaglione Intra e caduti in Africa Orientale nel ’36. E poi le immagini d’epoca dei cappellani alpini Tarcisio Pigionatti fondatore del Collegio De Filippi, di Oreste Cerri che creò il Villaggio del Fanciullo a Vergiate e di don Carlo Gnocchi sul fronte russo; il ritratto del generale Domenico Perrucchetti (1839-1916) che fondò il corpo degli alpini il 15 ottobre 1872; la sequenza fotografica dell’esecuzione di Cesare Battisti patriota irredentista e, per la storia locale, i volti dei promotori del gruppo alpini di Porto Ceresio nel 1932 e degli undici capigruppo che da allora si sono succeduti alla guida dell’associazione.

La mostra, allestita fino al 30 settembre nella sala polifunzionale in piazza Luraschi a Porto Ceresio, ha i seguenti orari: dal lunedì al sabato 16-22, la domenica 10-12.30 e 16-22. Ingresso gratuito.

Nelle foto alcune immagini della mostra

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