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Cara Varese

L’OSPEDALE INDIFESO

PIERFAUSTO VEDANI - 11/11/2011

 

Che cosa della Varese degli Anni Dieci del Terzo Millennio potranno ricordare le prossime generazioni ?

Le nostre attuali grandi delusioni suggeriscono questa domanda se pensiamo alla voglia di intraprendere, a speranze, progetti, propositi con i quali la nostra comunità si era affacciata al nuovo secolo.

A tanto entusiasmo non seguirono i fatti e oggi non siamo soddisfatti, anzi a volte proviamo amarezza se uno degli obiettivi più a portata di mano non è stato compiutamente raggiunto: il nuovo ospedale, l’unica grande opera che ci potevamo permettere, è andato sì in porto, ma non come era nelle attese.

È vero, ci sono stati prima problemi di carattere generale e poi la crisi, ma nessun varesino immaginava di ritrovarsi al secondo decennio del 2000 con l’ “ospedale del futuro” parecchio ridimensionato e quindi come tale inadeguato alle necessità del territorio. Oggi ci sono reparti, già “ dimagriti” rispetto al progetto iniziale, che hanno posti letto quasi dimezzati, abbiamo medici senza certezze, qualche primario accademico di grande scienza ma di poca spinta, amministratori dell’azienda ospedaliera in prima linea con i fucilini di legno, da ultimo, ecco la più grande concausa della frana, le istituzioni sempre poco propositive, distanti, indifferenti. Sono convinto che la situazione sarebbe stata ben diversa se le ragioni della sanità locale fossero state capite e interpretate dai politici con determinazione: dietro questo problema di grande impatto sociale c’è infatti la modestia della rappresentanza politica, anche quella nazionale, c’è l’assenza di una reale conoscenza della nostra storia della tutela della salute pubblica. Varese in tema di assistenza ospedaliera si era conquistata la forte e illuminata partecipazione della mano privata, collaborativa anche per lo sviluppo scientifico.

Negli ultimi venti anni la politica varesina è stata più attenta ad altre realtà e si è impigrita avendo la sicurezza di ricevere comunque consensi elettorali da una Varese tradizionalmente torpida davanti alle urne.

L’ospedale di Varese oggi è un problema perché in passato si è permesso che gli fossero applicate ottusamente norme e parametri che contraddicevano la sua capacità di servizio alla gente; inoltre perché non lo si è difeso come è accaduto in altri centri lombardi dove il nosocomio era ed è anche in funzione dell’Università. Ed è un fatto che la Varese delle istituzioni e i suoi politici, con rare eccezioni, per anni non hanno teso la mano pure all’ateneo.

Si è ancora in tempo per interventi costruttivi, oggi o domani con un nuovo governo, mentre si può scuotere decisamente anche Milano i cui rappresentanti locali, tutti, li abbiamo a portata di mano. Non si tratta di scendere in piazza, ma di coinvolgere coloro che il nostro ospedale, la nostra sanità hanno amato e servito dimostrando anche competenza.

L’ospedale dimezzato comporta nel tempo dequalificazione, retrocessione. Da noi si è determinata una situazione vergognosa sconosciuta nelle altre città importanti della nostra provincia dove appunto gli ospedali ogni giorno non sono sotto attacco.

Ci siamo lasciati trattare da cucù forse perché lo siamo davvero? Si può sperare in una svolta, si può aiutare la politica a cambiare. La Varese conservatrice ha fallito, certamente non è tutta da buttare, ma a non centrare l’ obiettivo ospedale in testa, ha contribuito anche la Lega dei sindaci, mai fortemente, tenacemente in campo sulla questione del “Circolo”.

 

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