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Politica

LA NOSTRA CORAZZATA POTEMKIN

MASSIMO LODI - 03/11/2012

Si va avanti tornando indietro, con omaggio alla storia: Varese sotto Como, al modo di centocinquant’anni fa. Ma l’evento non è percepito come sconfitta de populo. Importa altro, nella contemporaneità. Che non ci sia sacrificio di posti di lavoro al riordino amministrativo; che venga conservata la comoda fruibilità di servizi essenziali; che la riduzione delle province sia prodromo, specialmente simbolico, di successivi e più sostanziosi tagli.

La sconfitta politica c’è invece tutta. Varese non riesce a far squadra né gioco né sistema. Meglio: ci ha provato, l’hanno sconfitta. Pensava d’avere un peso “x”, nel dialogo con Roma, e invece ne ha uno “x meno meno”. Inferiore e leggero. Di un’impalpabilità che temiamo di verificare ancora, in prossime disavventure.

Un anno fa non sarebbe accaduto: pur di fronte all’emergenza economico-sociale, all’insopportabile elefantiasi burocratica, a ogni tipo di privilegio e scialacquìo, il centrodestra al governo avrebbe salvaguardato Varese, e nel centrodestra si sarebbe  soprattutto imposta la voce della Lega. Ma quel governo non c’è più, neppure quel centrodestra, nemmeno quella Lega. E Varese capoluogo s’è volta in Varese kaputt.

Ecco il prezzo da pagare al cattivo uso del consenso elettorale. Ora si dà la colpa a Monti, ai professori, a un esecutivo insensibile ai particolarismi locali. Però Monti non s’è issato alla guida del Paese per sua scelta, l’hanno pregato d’issarvisi perché il Paese stava sul ciglio del fallimento. Monti ci ha salvato dalla catastrofe, i cui segnali erano stati ignorati e/o negati (prodotti) dal governo Berlusconi-Bossi, e se ha dovuto prendere una serie di misure severe per scamparla, la responsabilità va ascritta a nomi diversi. Non al suo. Per rigore intellettuale, e prima di scagliare le pietre dello sdegno, bisognerebbe ricordarlo. Anni di sciagurata gestione della cosa pubblica, e durante i quali il centrosinistra non è stato da meno del centrodestra, ci han portati sin qui. Fino all’abolizione della Provincia di Varese. Da processare, se proprio vogliamo istruire un processo, non c’è il varesino Monti, impossibilitato a elargire favori alla sua terra di nascita a scapito di altre. Da processare c’è semmai chi ha creato le condizioni perché Monti fosse implorato di rimediare ai danni procurati da una mediocre classe politica.

È facile adesso gridare all’espropriazione identitaria. Bisognava gridare agli scandali, e provvedere a sanarli, quando si stava al potere. Ma era difficile, o difficile veniva ritenuto. E si preferì lasciar perdere, sicuri che si sarebbe rivelata una tattica vincente, nel Paese in cui prima o poi ogni cosa s’aggiusta. Non è andata così, e le colpe primarie sono chiare. Poi ci sono quelle secondarie, cioè il contesto tecnico della ridefinizione della mappa amministrativa, e qui si può discutere fin che si vuole. Anzi, si deve discuterne. Lo può e lo deve fare il Parlamento, titolato a dire di sì o di no al decreto proposto dal governo: i varesini del centrodestra e del centrosinistra dimostrino d’esser bravi a orientare, con razionalità d’argomenti, i colleghi verso un finale diverso da quello previsto dalla sceneggiatura montiana. Lo vedremo volentieri, dopo aver visto per anni il film che non volevamo. Sempre il solito film. Peggio della Corazzata Potemkin.

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