Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

REGIONE, NON IMPORTA SOLO LA SANITÀ

GIUSEPPE ADAMOLI - 14/12/2012

Il nuovo palazzo della Regione Lombardia

Si sente spesso dire che le Regioni sono decisamente importanti per la sanità ma molto meno per altri settori nei quali pure hanno delle competenze. In effetti nella sanità le Regioni investono, con poche differenze tra Nord, Centro e Sud, circa i due terzi del loro bilancio.

La “cifra” economica è proprio questa ed è impressionante ma presa a sé stante induce a sottovalutare i poteri regionali in molti altri campi tra cui: urbanistica e territorio, trasporti, casa, formazione professionale, infrastrutture, cultura e altri ancora.

Sulle grandi opere infrastrutturali (strade e ospedali ma non solo) la parola della Regione è assolutamente decisiva ma gli investimenti sono extra bilancio. Faccio un esempio su cui mi soffermo per alcune considerazioni. L’assessorato all’Urbanistica è un tipico assessorato “senza portafoglio” ma di peso straordinario per tutte le comunità. Quando si costruisce una casa, un capannone, un supermercato, la concessione edilizia viene rilasciata dal Comune sulla base però della normativa regionale.

Il vero punto critico è che le Regioni hanno approvato le loro leggi urbanistiche senza avere alle spalle la “cornice legislativa” che lo Stato avrebbe dovuto emanare fornendo dei punti di riferimento certi per tutto il territorio nazionale. Elencare ciò che non va in questo campo è semplice: crescita molto disordinata di tantissime aree; espansione eccessiva dei centri abitati che hanno via via perso l’identità; verde e campagne che si assottigliano; strade inutili.

È però assolutamente da contrastare l’idea rassegnata che circola secondo la quale ormai l’opera di devastazione è compiuta e che pertanto resta ben poco da fare. Al contrario, lo spazio di manovra è amplissimo: fermare l’iniquo consumo di suolo che continua perfino in tempo di crisi; ristrutturare le fabbriche dismesse e gli edifici fatiscenti prima di occupare altre superfici; rispettare i parchi regionali (in Lombardia circa il 15% del territorio), fare in modo che l’autonomia dei Comuni non divenga anarchia istituzionale obbligandoli a un confronto intercomunale che eviti previsioni di sviluppo che si contraddicono clamorosamente (residenza e industrie insalubri).

Soprattutto bisogna limitare entro limiti ragionevoli la contrattazione pubblico-privato che è rischiosa per la sproporzione di forze che si riscontra al tavolo negoziale fra il Comune e gli interessi economici forti.

Ciò che ci vuole è un risveglio della cultura del territorio. Nel 2005 quando in Regione è stata approvata la legge regionale 12, tuttora in vigore, dov’erano finite le università, i centri di ricerca, le forze professionali, le organizzazioni sociali e civili sempre pronte, giustamente, ad attaccare la politica?

La speranza è che la campagna elettorale in Lombardia (purtroppo brevissima e concomitante con quella nazionale) recuperi questa necessaria dimensione culturale.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login