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Attualità

IL MAGICO RINNOVO DELLA SPERANZA

LILIANO FRATTINI - 21/12/2012

Cosa c’è di più convenzionale del Natale, festa dei regali? Fervore per gli acquisti, ripensamenti sulla scelta delle località dove consumare veramente la tradizionale data invernale, approfondimenti sull’opportunità o meno di imbarcarsi congiunti prossimi o lontani, fragile dispute se preferire il presepe all’albero (vero o falso: quello vero dispensa fastidiosi aghi!), se fare un salto alla Santa Messa di mezzanotte (fa trend) o dare un’occhiata alla trasmissione televisiva della mattina, mentre si fa colazione. Tutte problematiche non indifferenti per milioni di persone che lavorano tutto l’anno, o si tormentano perché non hanno un’occupazione, che hanno pesanti responsabilità manageriali o che tirano il fiato dopo intemerate giornate a Roma, in giro per Montecitorio o a Palazzo Madama.

Insomma il 25 dicembre non è una data da sottovalutare per le implicazioni psicologiche e sociali attinenti le famiglie, la propria famiglia “baluardo” contro il malessere generale, la dolorosa perdita dei valori (tutti i valori tanto che ci siamo) “di una volta”. Ognuno di noi ha i suoi rimandi storici, temporali che vanno compresi e dai quali la svelta conversazione quotidiana non si lascia sfuggire.

E allora evviva la famiglia, senza trascurare i bambini, gioie delle nostre vite cui il Santo Natale è di loro proprietà e tutti quelli che sono nel bisogno e mancano di tutte quelle leccornie che i più fortunati godono.

Che bello preparare i presepi con le statuine più aggiornate, anche quelle di personaggi pubblici (politici, attrici, sportivi) che si affiancano ai pastori, alle pecorelle, alle lavandaie, ai solerti falegnami che fanno da corona alla grotta dove c’è l’improbabile bue e il curvato asinello che rivolgono i musi sul Bambinello, sul vecchio Giuseppe e la bionda Maria. Certo ci sono anche angioletti e muschi sintetici.

L’albero con le sue sfolgoranti lucette,intanto, ha preso piede nel Paese della terracotta e compete con il presepe in una non singolar tenzone: infatti le famiglie, saggiamente, li hanno adottati entrambi con buona pace di tutti.

Se per gran parte dell’italica gente a Natale muoiono i desideri per l’altra piccola parte si compie il magico rinnovo della speranza, sostanziata nella irruzione sulla Terra di un messaggio sconvolgente incarnato dal Figlio di Dio.

Un messaggio che fa terra bruciata di ogni orpello, che scandalizza i benpensanti, che richiama alla personale responsabilità non delegabile a nessun altro. Presa di coscienza è Natale, affermazione della grandezza di Dio che elargisce a un mondo di sbandati e illusi il dono del Salvatore, attraverso la follia della Croce. Non si tratta di bandire presepi e alberi, di ricomporre per un giorno frusti legami: si tratta di sapere se siamo con Cristo il Signore ogni giorno della nostra esistenza, ricordando la Sua venuta, la Sua Parola, l’orrore della croce, la Sua risurrezione. Saldare Natale con la Pasqua del Risorto e poi accendere le candeline, abbellire il presepe, gioire con i nostri cari e con il prossimo. E scambiarci gli “auguri di Buon Natale”.

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