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Cara Varese

LE PAROLE E I FATTI

PIERFAUSTO VEDANI - 21/12/2012

A Betlemme, dove è nato Gesù

Ogni anno, il 25 dicembre, Gesù rinasce e si ripropone a noi. Che facciamo finta di dargli retta per un po’ di giorni, ma poi con il presepe spesso mettiamo in soffitta le nostre buone intenzioni. Eccoci allora di nuovo impegnati a vivere di corsa senza soffermarci a meditare su significati e messaggi della presenza misteriosa in una povera culla ricavata in una mangiatoia.

Eppure dovremmo riflettere sulle conseguenze del nostro atteggiamento: i nostri egoismi potrebbero, per esempio, in qualche misura e inavvertitamente negare un aiuto anche piccolo alle numerose persone che poco hanno avuto dalla vita, nemmeno quel tanto che permetta loro di avere una voce, sia pure flebile, nella comunità in cui vivono.

Sono considerazioni che possono apparire retoriche, di maniera, addirittura presuntuose se riferite a chi ha la possibilità, il compito, se non di fare una predichina di routine, legata agli eventi di stagione, almeno di adeguarsi alla necessità, che è di tutti, di ascoltare o avere buone parole.

Natale per tutti è l’occasione di un piccolo spazio nelle ombre del presente per una luce che scende accompagnata spesso da dolce malinconia, dal ricordo dei tempi sereni e gioiosi dell’età verdissima.

Questo 25 dicembre cade in un periodo di insopportabile barbarie nel quale gli Erode del mondo hanno scatenato le stragi degli innocenti: bimbi uccisi per la follia di singoli o per la fredda insopportabile ferocia di chi crede che la guerra sia l’unica soluzione dei problemi. Ma Erode si nasconde e colpisce anche in modo diverso, devastante: il flagello della pedofilia nelle società che non hanno il dramma dello scontro armato. Ogni giorno arrivano notizie angoscianti da questo fronte che si è allargato con la diffusione di internet.

Abbiamo allora motivi in più per accostarci quest’anno a Betlemme con una attenzione rinnovata, più salda.

La crisi economica ci ricorda quanto sia importante la solidarietà, fatta anche di gesti piccoli, silenziosi, non conclamati, verso chi soffre, è anziano, è solo.

Nei momenti in cui avremo vicini i nostri piccoli ci sia anche una carezza che ricordi il dolore di coloro che non avranno più i loro angeli. Ed è auspicabile che da tutti sia sentita l’esigenza di una attenzione attiva verso le istituzioni, le associazioni, gli operatori sociali che agiscono negli ambiti della tutela dei bambini. Se essi avvertono particolarmente vicina la comunità, sarà ancora più efficace la loro azione e quindi meglio garantito il futuro dei nostri piccini.

Quanto al batuffolo che due millenni or sono scalciava nella culla sicuramente furono per lui beati i primi tempi. Come del resto a Natale gli accade anche adesso: tregua da parte di chi lo avversa. È uno dei misteri della culla piena di paglia.

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