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Cultura

SACRO MONTE, UN TESORO DA CONSERVARE

OVIDIO CAZZOLA - 21/12/2012

Lo scorso 3 dicembre è stata convocata presso il Comune di Varese una riunione per l’esame dello stato del Piano di Valorizzazione Culturale dei Sacri Monti piemontesi e lombardi, Sito Unesco.

Sono sette i Sacri Monti piemontesi: Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Varallo.

Due quelli lombardi: Varese, Ossuccio.

Alla riunione erano presenti alcune rappresentanze locali delle istituzioni, delle associazioni, delle presenze operanti nel borgo del nostro Sacro Monte, l’arciprete don Angelo Corno.

L’ufficio comunale preposto ha illustrato ai presenti una sintesi di ‘assi di intervento’ articolati secondo questi temi:

-         rafforzamento della ‘governance’ del sito per la documentazione, la conservazione, la pianificazione, la programmazione di eventi culturali, la collaborazione fra le queste realtà storiche e religiose

-         il miglioramento dell’accessibilità

-         la promozione culturale e turistica

-         lo sviluppo di attività economiche connesse

-         il coinvolgimento delle attività economiche connesse

-         la formazione di operatori sulle valenze artistiche e i problemi di restauro del patrimonio

Il 13 dicembre successivo si è tenuto un incontro di approfondimento presso il Castello di Masnago, con la presentazione, ai numerosi presenti, degli studi condotti presso l’Università Bocconi di Milano e presso la Scuola Politecnica di Genova sul tema “Nuove strategie turistiche e di valorizzazione culturale” dei Sacri Monti.

Il prof. Giovanni Viganò della Bocconi ha sottolineato come i Sacri Monti siano insieme ‘valori’ e ‘risorse’. La strategia che viene proposta vuole essere diretta a promuovere un ‘turismo di valori attento a tutti gli aspetti di responsabilità e di sostenibilità oltre che di attrattività attenta a particolari segmenti di domanda e di mercato’.

Il prof. Giancarlo Pinto di Genova ha presentato le previste metodologie di rilievo con campagna fotografica adeguata e la creazione di nove carte turistiche (ciascuna per ogni Sacro Monte ) per la visita dei vari siti.

Le riflessioni e gli studi condotti e presentati fanno chiarezza autorevole sulla rilevanza di questo patrimonio storico. A questi connessi, le esigenze della sua conservazione e della sua rilevanza economica.

È stato giustamente osservato che la conservazione dei valori è affidata anche alla possibilità di produrre disponibilità economiche che consentano la loro cura. E la necessità che i luoghi della religione e della storia a cui sono legati mantengano necessari livelli di vita delle comunità che li abitano.

Ciascun Sacro Monte presenta sue specificità particolari e richiede una particolare attenzione.Per quanto riguarda il nostro Sacro Monte si ripropongono problemi che vanno ormai affrontati attraverso un confronto concreto e coerente.

Credo che innanzitutto debbano essere poste in primaria evidenza e rispetto le ragioni e l’offerta religiosa di questa realizzazione storica. Il nostro Sacro Monte varesino è valore e risorsa. La sua storia, il suo richiamo per noi. Oggi.

Va tenuto in evidenza il legame storico fra la presenza religiosa e l’abitato. Questo legame è stato esclusivo fino alla fine dell’Ottocento quando si è rafforzata, con l’iniziativa di Camponovo, la presenza turistica.

Nel primo decennio del Novecento la realizzazione della funicolare e della linea tramviaria ha collegato il borgo a Sant’Ambrogio e a Varese. Un borgo pieno di vita, Comune autonomo. Nel 1927 aggregato a Varese. Durante il periodo della guerra 1940-1945 accoglieva molti sfollati in fuga dai bombardamenti.

Centinaia le persone allora residenti. Oggi poco più di cento. Ma oggi il borgo è un po’ abbandonato, quasi un reliquato storico, e le attività economiche, l’offerta turistica di un tempo soffrono. Le più recenti modalità di accesso a Santa Maria hanno pesanti responsabilità.

Se fino ai primissimi anni ’50 del secolo scorso l’accessibilità era affidata soprattutto al tram e alla funicolare che dalla stazione di arrivo serviva l’abitato e i suoi luoghi significativi rispettando la storia della sua formazione e dei suoi punti di ingresso, la funzione di servizio affidata poi agli autobus e l’accrescersi dell’uso del veicolo privato, portava i visitatori sul lato opposto del nucleo edificato, favorendo il sorgere di nuove attività di ristorazione e rafforzando quelle esistenti al termine della Via Sacra; ma penalizzando le più antiche presenze pur attrattive per la vista verso i laghi e le Alpi.

L’accessibilità delicata di un tempo, l’offerta di vedute paesistiche splendide veniva così a scadere.

Il recupero nostalgico negli anni ’90 della funicolare, in assenza di un organico disegno di accesso alla montagna varesina, era accompagnato da una serie di errori costosi nell’impostazione e per l’attuale gestione.

La nuova galleria, in ampliamento di quella tramviaria preesistente, la formazione di una strada per l’accessibilità degli autobus fino alla stazione di valle della funicolare, hanno costituito oneri non indifferenti che potevano essere contenuti realizzando un collegamento da piazzale Montanari con vetture su rotaia alimentate da energia elettrica, mantenendo le strutture preesistenti.

Oggi l’autobus che raggiunge la funicolare può essere scomodamente utilizzato dai pochi passeggeri che intendono salire con questo mezzo, e trascurato da un maggior numero di viaggiatori che continuano la corsa in autobus fino a S. Maria.

Perché non si è ancora capito (?) che non è accettabile che vengano mantenuti in concorrenza tra loro due servizi pubblici: autobus e funicolare. Il più scomodo è perdente.

Ma il più scomodo (la scomodità è stata provocata da una inadeguata impostazione iniziale) è anche il più gentile, che può contribuire a far rivivere S. Maria e la sua precaria economia.

Nonostante le carenze che abbiamo ereditato è certo possibile:

  1. limitare l’accessibilità dei veicoli privati ad un massimo accettato, prescritto all’altezza di Velate con avviso elettronico
  2. favorire con modalità preferenziali nei giorni di sabato e domenica l’accesso con la funicolare

Sacro Monte: valore e risorse.

Abbiamo bisogno di rispondere al richiamo del Monte di viverne il valore.

Di promuovere una maggiore presenza abitativa, una attività economica adeguata. Sono condizioni necessarie per la difesa della sua storia e il futuro del suo messaggio religioso.

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