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Cultura

I MONASTERI FRUTTUARIENSI DEL SEPRIO

- 04/01/2013

 

Il coro Antiqua Laus

Un nuovo volume della collana “Quaderni di storia del territorio varesino” edita da Pietro Macchione Editore. Un’altra pubblicazione contenente un cd musicale registrato dal gruppo vocale “Antiqua laus”. Un’altra scoperta di un vecchio manoscritto liturgico di Rito ambrosiano ritrovato, questa volta, nel museo della parrocchia di Ganna ed appartenuto alla vecchia Badia benedettina.

In precedenza, un’analoga pubblicazione aveva riguardato un codice contenente la solenne liturgia cantata per la festività di San Sebastiano esistente presso la parrocchia di Coarezza, frazione di Somma lombardo, la cui chiesa è dedicata al martire ricordato nel calendario liturgico il 20 gennaio. Allora, si era trattato di un testo tardo, risalente ai primi anni del XVIII secolo. Nel caso del manoscritto di Ganna, invece, per quanto l’attribuzione cronologica sia incerta, si tratta nondimeno di un testo composto in epoca tutt’al più rinascimentale, se non antecedente. La scrittura e la notazione musicale, infatti, sono in gotico tradizionale. Il supporto grafico è cartaceo ma l’antichità del reperto è tale da aver provocato il fenomeno della bucatura della carta medesima ad opera del vetriolo contenuto nell’inchiostro.

Un restauro del manoscritto venne compiuto negli anni ’60 del Novecento per iniziativa del benedettino Padre Benigno M. Comolli, il quale vi dedicò anche un saggio pubblicato nel 1964 sulla Rivista della Società Storica Varesina. Ciononostante, è rimasta impressa nel rigo musicale l’ombreggiatura della notazione musicale presente sul verso di ciascun foglio, con la conseguente difficoltà di discernere i neumi effettivi da quelli presenti sul retro. Per tale motivo, anche allo scopo di rendere più agevole l’apprendimento della liturgia musicale presente nell’Antifonale, a cura del gruppo vocale “Antiqua laus”, il direttore dello stesso, M° Alessandro Riganti, ha provveduto, con lavoro certosino, a ritrascrivere l’intera liturgia in notazione gregoriana moderna utilizzando un programma informatico ad hoc.

Il volume contiene la riproduzione in fac-simile del vecchio Antifonario seguita dalla trascrizione, che ha così restituito al pubblico di oggi un vecchio reperto liturgico-musicale altrimenti di non facile consultazione. Il volume contiene anche la riproduzione del saggio di Padre Comolli prima ricordato e, inoltre, altri scritti inediti. In particolare – visto e considerato che il cenobio benedettino di Ganna apparteneva all’Abbazia di Fruttuaria fondata da S. Guglielmo da Volpiano, un nobile originario del Canavese che nell’XI secolo si fece propagatore in Europa della riforma cluniacense – il volume si compone anche di due capitoli scritti da Alfredo Lucioni, docente di Storia all’Università Cattolica di Milano, relativi rispettivamente alla storia dell’Ordo Fructuariensis e a quella degli insediamenti monastici presenti nel territorio del Seprio e aderenti a Fruttuaria: Ganna, Voltorre di Gavirate, Caronno Pertusella e Castiglione Olona (dove esisteva non un monastero ma una semplice cappella di proprietà di Fruttuaria, nel luogo dove poi sorse, per iniziativa del Cardinale Branda Castiglioni, la cosiddetta Chiesa d Villa).

Per i primi due monasteri – Voltorre e Ganna, cioè quelli di cui sono rimaste le vestigia architettoniche – sono stati scritti rispettivamente due capitali relativi agli aspetti storico-artistici a cura di Raffaella Ganna, docente di Storia dell’arte nella scuola superiore.

Un altro capitolo, scritto da Alessandro Riganti, si riferisce ad un’analisi musicale dell’Antifonario gannense e alla sua comparazione con altri manoscritti liturgici più o meno coevi, presenti in chiese site in territorio varesino (Arcisate, Castiglione Olona, Solbiate Arno, oltre che nel Museo Baroffio al Sacro Monte di Varese) per meglio comprendere e poter così meglio valutare l’interpretazione ritenuta più aderente, sotto il profilo filologico, nell’esecuzione musicale da trasfondere nel cd allegato al volume. Dell’Antifonale in questione è stata eseguita buona parte, in particolare: la Messa del S. Rosario, i Vespri e la Messa di S. Giovanni Battista e le Antifone Mariane.

Nel corso di tale analisi dell’antifonario di Ganna è emerso un particolare già evidenziato del resto nel saggio di Padre Comolli: la presenza cioè, nei capilettera, di faccine anch’esse disegnate a mano e ritenute più tarde rispetto alla compilazione del manoscritto liturgico. Non si tratta di una novità. Era costume, tra gli amanuensi, ricorrere a tali espedienti forse per cercare un po’ di svago nel rigore della vita monastica, forse per prendersi gioco di confratelli più o meno simpatici. Di tali faccine (o mascherine, come le aveva definite Comolli) ne sono state individuate ben sessanta, tutte riprodotte, estrapolandole dal manoscritto, nelle ultime pagine del volume.

Un ultimo capitolo, scritto da Mauro Luoni, curatore del’opera, si propone di sciogliere un interrogativo suscitato da alcuni studiosi che si erano occupati in anni passati di compiere una descrizione storico-artistica del chiostro di Voltorre: se cioè, i capitelli delle colonne possano avere un qualche significato di tipo musicale. Se, in altri termini, si tratti, per Voltorre come per altri casi individuati nell’arte romanica catalana, di “pietre che cantano”.

Da ultimo, si deve sottolineare una circostanza curiosa: l’Antifonario di Ganna pur dovendo servire al servizio liturgico di un cenobio benedettino (dove si officia secondo il Rito Romano), riporta invece brani di liturgia cantata secondo il Rito Ambrosiano. È, questa, una particolarità che rende tale reperto qualcosa di molto singolare nella paleografia musicale.

La realizzazione della pubblicazione è stata resa possibile dal concorso di alcune istituzioni pubbliche e private: la Provincia di Varese, il Comune di Gavirate, la Comunità Montana del Monte Piambello e la Banca Popolare di Bergamo.

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