Politica

DESTABILIZZATORI

ROBERTO CECCHI - 02/05/2025

Alberto Franceschini con altri brigatisti

Qualche giorno fa è scomparso Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse. Se n’è andato l’11 aprile scorso, a 77 anni, a Milano, ma la notizia è stata data solo diversi giorni dopo, quasi in contemporanea con la scomparsa di Papa Francesco. Per ora, non si sa il perché di questo ritardo nel dare la comunicazione. Forse, dipende dall’imbarazzo che ancora suscita una persona del genere che, insieme a molti altri, ha segnato la storia del nostro Paese. E lo ha fatto nella maniera peggiore possibile, rendendosi responsabile di morti, feriti, sequestri, in nome di una rivoluzione che avrebbe voluto sovvertire l’ordine costituito, alla conquista della «rossa primavera».

Era il 1970, quando decise di entrare in clandestinità con Renato Curcio e Mara Cagol, dopo la rottura col Pci. Poco dopo (marzo 1972), ci sarà il primo sequestro-lampo delle BR, quello di Idalgo Macchiarini, il dirigente della Sit Siemens, fotografato con un cartello al collo, con la scritta: «Mordi e fuggi, niente resterà impunito. Colpirne uno per educarne cento», firmato con la stella a cinque punte, racchiusa in un cerchio. La pistola che si vede nell’immagine di repertorio, che minaccia il malcapitato, era di Alberto Franceschini, una Luger di fabbricazione tedesca, dell’ultima guerra, che un partigiano gli aveva affidato. A questa disgraziata operazione ne seguiranno molte altre, fin quando non si arriverà a delle uccisioni, a degli assassinii brutali, che portarono il paese sull’orlo di una crisi di sistema.

Franceschini, insieme ad altri, ha consumato la propria intera esistenza tra clandestinità e carcere, in nome di un ideale completamente privo di fondamento e, probabilmente, è stato usato come strumento di una strategia di destabilizzazione in cui erano coinvolte frange di estrema destra, animate dal desiderio opposto, di sconfiggere il comunismo. Erano stati coinvolti entrambi in una sottile strategia di «destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare l’odine politico» (Ventrone 2019). E solo molti anni dopo, dai processi che sono stati celebrati, abbiamo scoperto che entrambi gli schieramenti erano vittime di “forze istituzionali capaci di promuovere e gestire le iniziative stesse, tanto politiche quanto terroristiche all’interno di una unitaria prospettiva costituita dalla conservazione e dalla stabilità dell’ordine vigente”.

Erano “vittime” – si fa per dire – di una visione distorta della realtà, costruita ad arte, con cura e abbondantemente finanziata, anche se ancora ci manca di vedere i cedolini degli assegni. Quella stessa strategia di destabilizzazione che adesso si muove a livello globale ed è capace di orientare l’opinione pubblica, con la costruzione di veri e propri universi di falsità. Completamente inventati. Come sono quelli che abbiamo visto nascere con la scomparsa di papa Francesco. Francamente, devo dire che, prima dell’altro giorno, non conoscevo il nome di Marjorie Greene, una deputata statunitense, trumpiana e membro repubblicano della Camera per la Georgia, passionaria MAGA, che già nel 2022 aveva definito la Chiesa “controllata da Satana”. E adesso, alla morte del papa ha scritto su X: Oggi ci sono stati cambiamenti di grande importanza nelle leadership globali. Il male sta venendo sconfitto per mano di Dio”.

Non so dire quanto sia consapevole di quel che dice. La sensazione è che diffonda parole d’ordine messe a punto da altri. Come affermare che Bergoglio sia stato abortista. È l’esatto contrario di quel che ha sempre detto. Eppure, da certe fogne emergono notizie del tutto infondate, fatte passare per delle verità, attraverso il passa parola mediatico. La più potente smentita a tutte queste fantasticherie è venuta ai funerali del Pontefice, quando una marea umana lo ha salutato, facendo sembrare i potenti della terra riuniti sulla piazza – tutti – degli omuncoli insignificanti, anche da seduti vis a vis in basilica. Credo che la miglior risposta al mondo delle fake news sia quello della realtà. Della realtà sensibile.