Editoriale

SPIRITO SARTO

MASSIMO LODI - 02/05/2025

Miserando atque eligendo. Da lì si parte, lì si arriverà. Perdonare e scegliere. È destinato a resistere/perpetuarsi il motto di Francesco, impensabile qualunque marcia indietro dopo il moltitudinario farsi avanti popolare nel post mortem. Uno sposalizio ideale, cattolico e idem laico con partecipazione delle più diverse provenienze, che non lascia dubbi circa le aspettative sul successore. Sulla successione. Sul successo della fumata bianca.

La chiesa del Papa venuto dalla fine del mondo non potrà che essere la chiesa del Papa venuto dal conclave ormai prossimo, 7 maggio il via. Nel senso (1) non che a Bergoglio debba far seguito un bergogliano. Nel senso (2) che la traccia da lui lasciata va percorsa. Assolutamente percorsa. Domanda: da un progressista, da un conservatore, da un tertium datur che riunisca le due anime politiche -ma sì, chiamiamole politiche nella cifra alta della parola- in cui è diviso il reggimento dei porporati? Risposta: né da uno marchiato nel tal modo né da uno marchiato nel tal’altro. S’avverte, a furor d’empatia comunitaria, che la gente di Dio e la gente in cerca di Dio aspira a una personalità d’eguale marchio dello Scomparso. Dunque e in sostanza: carismatica, inclusiva, centrista. Centrista? Sicut quod ovvero propri inscì, al modo di dire del clero milanese escluso dalla Cappella Sistina. Centrista in quanto al centro degli auspici/delle speranze planetarie ovvero dei fedeli sparsi qui e là nell’orbe terracqueo e dei non fedeli dispersi in ambasce varie che bramano riferirsi al Grand’uomo di sintesi.

Questo è stato Jorge Mario dentro l’universo orante degli adepti e fuori di esso. Ha incarnato la spiritualità elevata d’un sovranismo del buonpensiero, sia perdonato lo sproloquiare. Però c’intendiamo su cosa significhi: una figura di riferimento sicura e familiare, affidabile e ferma. Non in balìa delle convenienze di parte e del momento, e invece presa da un solo impeto: risultare ligia al Vangelo. Tradotto dalla fede alla non fede, una testimonianza di rispetto dei fondamentali del vivere morale, civile, sociale. Ecco perché in tanti, oltre le geo-sacre mura che s’allargano dal Vaticano ai confini della cristianità, si sono riconosciuti nell’ascendente/nella grazia dell’epigono di Pietro. Del messaggero di Cristo. Del portatore non d’una sola croce: d’infinite altre.

Di qui l’augurio che scocchi l’ora dell’immaginifico centrista-bis capace d’accodarsi a Franciscus Noster, un padre nostro (de nos otros come pronunziano nei barrios a lui cari) in ogni reale-fantasiosa declinazione. Col suo carico di virtù (regalìe) e la sua zavorra di gaffe (incoerenze), le seconde giusto a conferire profilo d’umanità alle prime, e però nel conto totale in grado (il carico) d’offrire una rappresentazione veritiera della contemporaneità consapevole delle sue radici antiche e naturali. Ci consegniamo, noi umili anime di periferia, all’abilità dello Spirito Sarto nel cucire, con filo non difforme, l’Uscente al Subentrante.