Opinioni

CRITICARE, NO

ROBI RONZA - 04/07/2025

Si può criticare il fatto che in un manuale di storia per le scuole medie superiori, Trame del tempo, edito da Laterza, si scriva che Fratelli d’Italia “Arrivato al potere un secolo dopo la marcia su Roma e settantasette anni dopo la liberazione dal fascismo”, è “il partito che ne ha raccolto l’eredità”? No, secondo La Stampa, e diversi altri giornali di simile orientamento. E se a farlo è il ministro dell’Istruzione è un’ “ingerenza preoccupante, siamo su un crinale pericoloso, questa è un’azione intimidatoria”, “Siamo all’anticamera della censura”

Prendiamo La Stampa come esempio, ma molti altri giornali erano ieri sulla stessa posizione. Il quotidiano torinese, ormai ridotto a una versione piemontese de La Repubblica, per un’intera pagina si è stracciato le vesti al riguardo, ma senza dire una parola sulla sostanza dell’episodio. Non so dire se il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, si sia avvalso o meno dello strumento migliore inviando una email all’Associazione Italiana Editori in cui chiede di verificare la correttezza di quella valutazione. Mi interessa, e ci deve appunto interessare, la sostanza dell’episodio, ossia l’inserimento in un manuale scolastico di storia di un giudizio così perentorio e tendenzioso, peraltro nel quadro di pagine tutte intrise di giudizi del genere.

Che cosa sarebbe successo se invece in qualche altro manuale fosse stato scritto che il PD raccoglie l’eredità del Pci filo-staliniano di Palmiro Togliatti? Eppure, se vale il criterio adottato da Laterza riguardo a FdI, ci sarebbero molti più motivi per definire così il PD di quanti ce ne sono per dire che FdI raccoglie l’eredità del fascismo.

Tanto perché ci si possa meglio fare un’idea del tono distaccato tono di Trame del tempo, che il suo autore, lo storico Carlo Greppi, dice essere caratterizzato da una “narrazione onesta intellettualmente e documentata”, ne riporto qui una pagina, relativa agli eventi degli ultimi anni:

“(…) All’inizio degli anni Venti cresce improvvisamente anche il partito erede del MSI e di AN, Fratelli d’Italia (FdI) guidato da Giorgia Meloni, che diventa presidente del Consiglio nel 2022. I risultati sono impietosi: l’affluenza al voto del 63,91 % è la più bassa della storia delle elezioni politiche della Repubblica e premia FdI (…) che riesce a far convergere su di sé una quantità sorprendente di voti dell’estrema destra (…) si impone come primo partito e inaugura una nuova stagione della storia d’Italia. (…) il governo Meloni fa sue gran parte delle parole d’ordine di questa fase di rinascita dell’ultradestra europea (…) continua ad avere una stretta relazione con la sua base dichiaratamente fascista – come dimostra anche l’inchiesta di «Fanpage» di giugno 2024 Gioventù meloniana – si distingue nell’attuazione di misure dichiaratamente liberticide, come il cosiddetto ddl “Sicurezza” del settembre 2024, (…) prosegue inoltre la guerra ai migranti con rinnovato fervore, con piani di deportazione e una loro costante criminalizzazione sui mezzi di comunicazione (…)”.

Sarebbe il caso di domandarsi come mai a “settantasette anni dopo la liberazione dal fascismo” ci sia ancora chi brandisce quella dittatura, fenomeno storicamente finito e che non può tornare, per bollare come politicamente impresentabile l’intera area di centrodestra con la corrispondente ingiustificata pretesa che l’area di centrosinistra sia l’erede esclusivo di coloro che lo combatterono.

Io poi, che sono figlio di un partigiano ed ho 84 anni, mi domando chi siano e da dove vengano quelle persone dai sessant’anni in giù che sotto la bandiera dell’A.N.P.I., Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, sgambettano oggi nelle manifestazioni per l’indipendenza della Palestina, per l’aborto, per la causa degli LGBT+, e per altri motivi che per di più nulla hanno a che vedere con la Resistenza.

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