Nei giorni scorsi – pur non entrando nel merito di un caso concreto – la Corte di Cassazione (che non è quella Costituzionale!) ha preannunciato che il “decreto sicurezza” convertito recentemente in legge dal Parlamento potrebbe essere a rischio di incostituzionalità mancando di elementi di “necessità ed urgenza”.
Trovo che con questo atteggiamento la magistratura vada un’altra volta oltre il suo ruolo costituzionale.
Chi scrive ha votato centro-destra alle scorse elezioni proprio perché cambiasse qualcosa, ma deve prendere atto che molte volte, appena il governo Meloni cerca di applicare quei principi di programma per i quali è stato votato, si erge un muro da parte di giudici che boicottano le normative.
Per esempio se a un giudice rubassero in casa forse avrebbe poi una concezione diversa che non prima del furto, perché un conto è la teoria e un altro la realtà e forse è per questo che credo come molti elettori di sinistra vogliano anche loro una maggiore sicurezza generale.
I motivi sono profondi e in parte non positivi, motivati anche dalle troppe trasmissioni in cui ci si logora correndo dietro a violenze e delitti, ma resta il fatto che tutti si sentono progressivamente più insicuri e chiedano quindi risposte concrete.
La nuova normativa non è certo perfetta, ma propone interventi assolutamente condivisibili, soprattutto tra alcuni ceti sociali e nei grandi centri urbani. Non sempre si percepisce infatti a fondo il disagio che – soprattutto gli anziani – vivono davanti alle notizie, per esempio, delle occupazioni abusive delle abitazioni, oppure davanti alla realtà di una pressoché totale impunità della micro-criminalità e delle truffe.
Basterebbe che chi ha urlato contro “le norme liberticide” girasse un po’ di più per le metropolitane italiane o sugli autobus, oppure ascoltasse i commenti della gente prendendo il caffè per rendersi conto che bisogna comunque intervenire.
Non per questo la Meloni offre un’immagine di violenza o repressione, ma ogni nuova norma del governo su immigrazione, cittadinanza, trattenimento di chi non è in regola viene bloccata od ostacolata dai giudici, come trasversale è la percezione della vita grama che conducono le Forze dell’Ordine, così come è ridicolo (o peggio) che il Consiglio d’Europa si chieda se i poliziotti italiani siano “razzisti”.
Vengano i signori di Strasburgo a passeggiare di sera in una periferia italiana e si guardino in giro prima di giudicare.
Le nuove norme erano necessarie almeno come risposta formale dello Stato, tanto ci pensano poi i giudici “progressisti” a limare, cancellare, rinviare discettando sui sacri principi di presunta lesa libertà.
Perché si spacca il capello sui presunti diritti lesi ai delinquenti, ma nessuno (o quasi) percepisce le conseguenze del “danno sociale” subito dai cittadini inermi, quelli che prima si vedono colpiti e poi vedono colpire chi dovrebbe difenderli, diffondendo così la percezione (che purtroppo è realtà) di una sostanziale impunità dei delinquenti che diventa così alla fine la negazione dei diritti dei cittadini onesti.
Non guardiamo quindi i casi-limite, ma la generalità delle cose e allora prendiamo atto che finalmente il governo ha fatto “qualcosa di destra”, ma dov’è il confine oltre il quale dei giudici hanno il diritto di annullare quanto deciso dal Parlamento che – a differenza loro – cambia ogni cinque anni ed è eletto dal voto popolare?