Eravamo abituati a definire il Sud America il “cortile di casa di Washington”. Oggi la retorica di colonizzazione di quei Paesi si è raffinata in un quadro geopolitico mutato. Nel maggio 2025, il Segretario di Stato USA Marco Rubio ha proposto di utilizzare l’elettricità in eccesso prodotta dalla diga di Itaipu in Paraguay per alimentare i data center e le infrastrutture di intelligenza artificiale statunitensi. Risultando apparentemente una proposta tecnologica innovativa, l’iniziativa nasconde una più ampia strategia geopolitica degli Stati Uniti volta a contrastare la crescente influenza della Cina in Sud America, assicurandosi al contempo l’accesso a risorse energetiche e idriche strategiche della regione.
La diga di Itaipu, condivisa da Brasile e Paraguay e localizzata a Ciudad del Este, è tra i maggiori impianti idroelettrici del mondo con una potenza di ben 11.000 Mw. Storicamente, il Paraguay ha venduto al Brasile il 50% della sua quota di energia. Con la scadenza dell’accordo di vendita nel 2023, gli USA hanno colto l’opportunità per proporre l’utilizzo di parte di quell’energia per i propri scopi industriali e tecnologici.
La mossa statunitense preoccupa il Brasile, che dipende da quell’energia per sostenere l’economia delle sue regioni meridionali. Se parte dell’energia venisse deviata verso gli interessi USA, il Brasile subirebbe gravi ripercussioni sia economiche che strategiche.
Parallelamente, gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza di intelligence e sicurezza nella Triplice Frontiera – l’area tra Paraguay, Brasile e Argentina – da tempo etichettata da Washington come zona a rischio terrorismo, soprattutto dopo l’11 settembre, ma non vi sono prove concrete di attività terroristiche nella regione. Nonostante ciò, la narrazione è stata mantenuta attiva per legittimare un’azione straordinaria nella zona.
L’uso di una retorica allarmistica per trasformare problemi ordinari in minacce esistenziali, consentendo l’adozione di politiche straordinarie, è tipica della politica estera dell’attuale amministrazione Trump. Quando la narrativa del terrorismo islamico non ha trovato sostegno in Brasile, gli Stati Uniti hanno cercato di spingere per una nuova definizione: classificare i gruppi criminali brasiliani (PCC e Comando Vermelho) come organizzazioni terroristiche, anche se l’amministrazione Lula ha rifiutato categoricamente questa richiesta.
Questa strategia ricalca quanto avvenuto in passato in Colombia e Perù, dove gli USA hanno etichettato il narcotraffico come “narcoterrorismo” per giustificare interventi militari e operazioni di intelligence. Oggi, invece di combattere insurrezioni, il focus è sulle infrastrutture critiche come energia e acqua.
L’interesse degli Stati Uniti per Itaipu si estende alla vicina falda acquifera Guaraní, una delle più grandi riserve di acqua dolce del mondo. La sicurezza viene usata come pretesto per esercitare il controllo su queste risorse vitali. La presenza americana nella regione potrebbe anche interferire con progetti infrastrutturali cinesi come la Ferrovia Bi-Oceanica (o del Capricorno), collegamento strategico tra Atlantico e Pacifico attraverso Brasile, Paraguay e Argentina.
Questa ferrovia, parte della Belt and Road Initiative (BRI), rappresenta una sfida concreta alla supremazia logistica e commerciale degli USA nell’emisfero. Una maggiore presenza militare americana nei pressi del corridoio potrebbe minare la realizzazione e l’operatività del progetto cinese.
In conclusione, la politica estera americana in Sud America mostra una continuità storica nell’unire interessi economici e militari: dalla Guerra Fredda alla Guerra alla Droga, fino all’attuale Guerra al Terrore. La narrazione della minaccia serve come copertura per l’espansione dell’influenza americana in aree strategicamente rilevanti.
Nell’attuale scenario, l’obiettivo non sono tanto i terroristi quanto l’energia di Itaipu, le acque del Guaraní e le infrastrutture logistiche critiche. Gli Stati Uniti usano minacce spesso infondate come pretesto per modellare le alleanze e le leggi della regione a proprio favore. I Paesi sudamericani devono con urgenza riconoscere questi schemi e difendere la propria sovranità nello sviluppo e nella gestione delle risorse. La cooperazione internazionale non dovrebbe trasformarsi in una subordinazione strategica mascherata da partenariato per la sicurezza.