Ambiente

PER QUALCHE ALBERO IN PIÙ

SANDRO FRIGERIO - 04/07/2025

Paolo Valisa

Vuoi vedere che invece del classico fil rouge il prossimo confronto elettorale a Varese, tra due anni, si giocherà su… un filo verde? A Milano sono divampate in questi giorni le polemiche sul richiamo del garante del verde proprio mentre il clima eccezionalmente caldo convinceva proprio tutti (o quasi) che il calore particolarmente elevato è frutto non di una “ visione ideologica”, ma di un Mediterraneo surriscaldato. “troppo cemento e troppi pochi alberi” ha sentenziato il Garante, nella città che si è data come obiettivo quello di piantare entro il 2030 3 milioni di alberi, secondo un’idea lanciata dall’architetto Boeri, quello del “Bosco verticale”. E a Varese, come stanno le cose? Giugno è stato davvero così caldo? La città è circondata dal verde, ma quello urbano è limitato, o peggio maltrattato, come dicono i più critici? Di sicuro, sarà un tema sensibile nel confronto politico. Già lo è sui social. Domenica scorsa ci sono state 21 città capoluogo da bollino rosso. Come siamo messi?

“Credo che giugno terminerà al secondo posto quest’anno tra quelli più caldi, dopo quello record del 2003”,dice Paolo Valisa, il “Bernacca” varesino, cioè il responsabile della sezione meteo del Centro Geofisico”SchiaparellI”,.che ha sede nel verde dal Parco di Villa Baragiola, a Masnago. “Quanto al picco giornaliero – aggiunge l’esperto – Varese ha toccato i 35°, pari al 2003 ma inferiori ai 36,8 toccati bel 2019”

Al di là delle classifiche che lasciano il tempo che trovano (comunque caldo).Valisa sottolinea che “quel che deve preoccupare è la frequenza sempre più avvicinata delle ondate di calore e l’aumento della temperatura media che nel mese di giugno ha superato di 4 gradi i valori del 1970”. Che fare allora, oltre a comprare qualche condizionatore in più?.

“Sarebbe auspicabile aumentare il verde in città. Purtroppo forse Varese non e’ più da tempo una ‘città giardino’. Il consumo di suolo è stato eccessivo. Bisognerebbe invertire la rotta e restituire al verde almeno quei terreni che sono di antica edificazione e oggi fatiscenti” è la risposta. Troppo presto invece “per fare previsioni sul prosieguo dell’estate, anche se il caldo diminuirò un po’ nei prossimi giorni”

Domenico Marasciulo

Meno pessimista sembra essere Domenico Marasciulo il presidente della Commissione Urbanistica comunale, che è impegnata nello sviluppo del PGT, il Piano di Gestione del Territorio, che secondo quanto si è sin qui visto, dedica una particolare attenzioni agi aspetti “green and blue”, cioè al patrimonio verde e a quello idrico della città.. “Credo che Varese nel suo insieme abbia mantenuto il suo patrimonio verde, sia ancora la cutt- giardino, naturalmente considerando l’insieme del patrimonio pubblico e privato e considerando l’ovvio equilibrio tra zone più e meno edificate. Già la prima amministrazione Galimberti aveva tra suoi obiettivi il “consumi zero del territorio”, che passa non per un blocco delle nuove costruzioni ma per una rigenerazione del territorio, recuperando anche aree dismesse, utilizzando lo spazio occupato dai resti di vecchi edifici. Non abbiamo ancora definito le regole che saranno parte integrante del nuovo PGT, ma naturalmente si tratta anche di favorire non una crescita orizzontale del nuovo, che sottrarrebbe aree verdi”.

Contemporaneamente, dice Marasciulo, si tratta anche di valutare quale tipo di verde incrementare. Non è solo un problema tecnico, per il quale piantumare dove sotto la superficie corre un corso s’acqua (si pensi al Vellone, torrente nascosto della città) o c’è un ponte con una soletta di cemento (si pensi alla zona tra le due stazioni ferroviarie o a largo Flaiano), “ma occorre tener conto dei cambiamenti climatici che hanno portato all’estremizzazione dei fenomeni atmosferici, rendendo più problematica la piantumazione di alberi ad alto fusto”.

Questa insomma è Varese, condizionata da un lato (Sud-Sud ovest) dalle ferrovie, dall’altro dalla presenza di un fiume sotterraneo, dall’altro ancora dalle cementificazioni die pre- e dopo-guerra (gli anni record ‘60 e ’70, quando la popolazione aumentava di un quarto ogni dieci anni, maggior valore nazionale). Eppure climaticamente abbiamo le caratteristiche, e non le peggiori, di una zona prealpina. Varese è ben posizionata nella classifica 2024 di Legambiente quanto ad alberi ogni 100 abitanti: undicesima tra i capoluoghi italiani con 57 alberi, ma è solo 70 esima per quantità di verde pro-capite con 19,8 mq per abitante, anche se con un onorevole 30esimo posto nella classifica dell’uso efficiente del suolo.

Varese è anche ben posizionata negli indici climatici, almeno tra i capoluoghi di provincia. Quel che cinquant’anni fa poteva essere considerato uno svantaggio, oggi suona come una carta vincente, almeno entro certi limiti. Ci sono quindi degli aspetti positivi, anche se è difficile dirlo sotto la canicola.. Nell’ultima indagine (dicembre 2024 il Meteo – Corriere della sera), tra tutti i capoluoghi Italiani, Varese figura al primo posto per piogge e piogge intense (rispettivamente con 123 e 172 giorni l’anno, è seconda solo a Sondrio per giorni nuvolosi. In compenso non vi è stato caldo africano, materia in cui primeggia Cremona, ed è solo 103esima su 106 città considerate, quanto a siccità.

Nel complesso, pur non essendo tra i capoluoghi baciati dal mare, è 38esima per quanto riguarda l’indice complessivo di vivibilità, anni luce davanti a Milano, che è solo 91 esima, nonchè alle vicina Como (89) e Verbania (55), anche se dietro a Bergamo (29) segno che la presenza dei laghi non è la miglior garanzia di raffrescamento. Sono naturalmente indici in qualche misura discutibili, perché una giornata di caldo estremo può ben “valore” tre giorni di neve. Peraltro i criteri di preferibilità posso essere mutevoli se, come rilevano al centro Geofisico Prealpino, la temperatura media annuale è cresciuta gli 11,7 ai 14,3 gradi: 2,6 gradi di differenza che indicano quanto grave sia il riscaldamento globale. Intanto, senza mettersi a strillare per leso parcheggio, e senza pretendere querce o abeti secolari, quante auto siamo disposti a togliere in centro città, per mettere altrettanti alberi?