Politica

BERSAGLIO SBAGLIATO

GIANFRANCO FABI - 06/06/2025

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La politica, lo sappiamo, è fatta di slogan, di iperboli, di promesse. Tutto bene. Ma a volte di fronte a certe affermazioni, ritrasmesse quasi sempre senza commenti da giornali e telegiornali, è molto forte la voglia di gridare “il re è nudo” come il bambino della favola di Andersen che ebbe il coraggio o magari l’ingenuità di contestare l’ammirazione dei cittadini che elogiavano le belle vesti del re.

“Il re è nudo” per esempio di fronte all’affermazione, più volte ripetuta dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, (recentemente all’assemblea della Confindustria) secondo cui uno dei grandi problemi non sono i dazi minacciati da Donald Trump, ma quelli che l’Europa continua a mantenere al suo interno e che peserebbero fino al 40% sugli scambi intercomunitari.

Un’affermazione sbagliata, e quindi una polemica di panna montata, per almeno sei ragioni.

  • I dazi in senso stretto, cioè quelli che sono imposti su beni e servizi al passaggio delle frontiere, sono stati completamente aboliti con l’istituzione del mercato comune europeo;
  • Esistono, è vero, alcune barriere non tariffarie derivanti da normative ancora non condivise a livello comunitarie, ma si tratta di scelte strettamente nazionali, quindi anche italiane, che comunque vengono progressivamente unificate con la collaborazione dei paesi interessati;
  • L’Italia è uno dei paesi che è maggiormente in ritardo nell’unificazione delle regole soprattutto nel campo dei servizi: basti pensare alle mancate liberalizzazioni delle concessioni balneari, alle regole rigide che ancora bloccano l’allargamento dei servizi taxi, alla miriade di documenti e di procedure necessari per aprire una qualsiasi attività economica;
  • L’Italia è l’unico paese della zona euro che non ha ratificato il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che fornisce assistenza finanziaria agli stati e alle banche in difficoltà: senza la ratifica italiana resta incompiuta anche quell’unione bancaria che costituirebbe un rafforzamento delle possibilità operative dei grandi istituti di credito.
  • Se è vero che in Europa c’è un eccesso di burocrazia (anche se i dipendenti della Ue a Bruxelles sono meno di quelli del Comune di Roma) è altrettanto che l’Italia è uno dei paesi in cui è più complicato avviare un’attività economica: i paesi che facilitano maggiormente l’avvio di nuove imprese sono Irlanda, Bulgaria, Paesi Bassi e Svezia;
  • Allo stesso modo l’Italia è agli ultimi posti per l’efficienza della giustizia civile e per la lunghezza dei processi: un freno importante per lo sviluppo delle relazioni economiche.

E si potrebbe continuare. Mi si perdoni se non resisto alla tentazione di ricordare il Vangelo di Luca (4,23) in cui si dice: “Medice, cura te ipsum” che significa “medico, cura te stesso”. Prima di lanciare accuse verso gli altri sarebbe bene prendersi cura della propria salute e magari contrastare l’evidente scarsa passione per l’Europa da parte di almeno un partito, come la Lega, della maggioranza. Perché di fronte alla complessità dello scenario economico è sempre più vero quello che ha ricordato nella stessa occasione la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, “l’Europa non è il problema, ma la soluzione”.